Quella corsa al top lunga trenta anni
Settimo Nizzi: «Olbia, storia di una grande trasformazione»
Olbia È una di quelle città “che ce l’ha fatta”. Con convinzione ha seguito la sua ambizione da top player. Ha lavorato per decenni su se stessa per scrollarsi di dosso la nomea di centro di passaggio. Ha allenato con sacrificio lo spirito imprenditoriale fino a costruire la sua nuova identità. Olbia è oggi uno dei comuni più importanti della Sardegna, ma 30 anni fa era una cittadina di poco più di 40mila abitanti, le abitazioni scaricavano i liquami nei canali che riempivano l’aria di una pungente fragranza, la viabilità era da videogame. Impalpabili le tracce di quella “città felice” che porta nel nome. La fortunata posizione geografica, il porto e l’aeroporto erano dei punti di fermi. Ciò che mancava era la città.
«C’erano mille, 1500 pali di pubblica illuminazione, il porto, davanti al municipio, era chiuso ed era impossibile accedervi liberamente perché c’era la sbarra e la vedetta della Guardia di finanza che controllava ingresso e uscita. C’era l’Elbano primo per il trasporto merci da e per Piombino. C’erano due croci di Sant’Andrea davanti all’hotel President, c’era una parte di sopraelevata ma non l’accesso all’Isola Bianca. Al centro storico le auto erano parcheggiate davanti a portoni e negozi. Era un’altra città. Ben lontana da quella che conosciamo oggi».
Il sindaco Settimo Nizzi ripercorre con la mente la grande trasformazione di Olbia. «Ciò che oggi sembra scontato, come avere l’acqua e la fogna, allora non lo era. Di sicuro realizzare condotte idriche, reti fognarie per evitare che i liquami continuassero a finire nel canale San Nicola e nel Zozò è stato il primo importante mattone per costruire la città del futuro», commenta ancora il sindaco che di questi 30 anni di ricordi ne ha vissuto quasi 20 con la fascia tricolore.
«Olbia allora era una cittadina difficile sotto diversi punti di vista, non c’era una buona qualità della vita – spiega –. Era un centro di passaggio, si lavorava d’estate grazie alla Costa Smeralda ma poco d’inverno, per lo più come manovalanza, camerieri. Al centro storico l’acqua arrivava una volta alla settimana e pochissimi cittadini avevano i contatori per il calcolo dei consumi idrici. Di sicuro non si poteva pensare di fare grandi opere senza prima aver garantito i servizi di base. Come far passare le condotte idriche da 60 centimetri di diametro sotto il livello stradale. Prima l’acqua veniva fornita da Colcò con pochissimi metri cubi al secondo, poi dal Liscia ma non c’erano infrastrutture. C’erano due miliardi di lire per realizzarne una parte. Con un mega progetto da 30 milioni di euro sono stati rifatti tutti i sottoservizi nel centro storico. Parlo dell’acqua come delle fogne. Tutti si ricordano i miasmi che si sollevavano dai canali. Dopo il colera era stata sostenuta la grande spesa per le prime fognature, fatte più o meno bene, il vecchio depuratore più o meno funzionante ma di certo non adeguato. Con il mio arrivo alla “reggenza” di questa città ho pensato che proprio da qui bisognasse partire per dare poi seguito a questa voglia degli olbiesi di svoltare, realizzare grandi infrastrutture e grandi opere. Alcune pensate in passato e abbandonate, altre progettate ma non partite con i lavori, altre nuove, pensate sotto la mia “reggenza”, così ambiziose da sembrare quasi impossibili da realizzare ma che nel tempo sono diventate realtà».
Alcuni dei pilastri della città di oggi sono stati piantati 30 anni fa. Come il tunnel, lungimirante prima grande opera di viabilità pensata alla fine degli anni Ottanta e inaugurata nel 1998. 500 metri di galleria che collegano la sopraelevata nord con quella sud attraverso la quale le auto si tuffano sotto terra. «Un’opera che ha stravolto il modo di vivere Olbia e a Olbia, e che ha contribuito a elevare la qualità della vita».
La nuova viabilità va di pari passo con l’addio ai semafori, sostituiti con le rotatorie; vengono creati nuovi collegamenti stradali come via Nervi, la strada che dal centro della città permette di immettersi nella circonvallazione, e ancora via Petta. Si aggiunge una lunga lista di piazze alle storiche piazza Matteotti, piazza Regina Margherita e piazza Crispi. Olbia si regala poi il suo primo grande parco urbano, il Fausto Noce, 18 ettari di verde con percorsi pedonali e ciclabili al posto di una discarica e del vecchio “campo sportivo”. «Una intuizione che ha aperto poi la strada ai parchi urbani nel resto della città e che è diventato luogo di incontro, per sportivi e non, per famiglie – commenta Nizzi –. Trent’anni fa non c’era un punto di aggregazione oltre alla casa parrocchiale della Sacra Famiglia».
Il mosaico dei cambiamenti di Olbia si completa con l’apertura della sede gemmata dell’università di Sassari e il primo corso di laurea in Economia e imprese del turismo all’aeroporto. L’ampliamento del Costa Smeralda e del porto Isola Bianca. Il nuovo lungomare. La ztl al centro. «Un’ ascesa fatta di opere e interventi urbanistici a cui si affianca il contributo fondamentale di privati e imprese che qui hanno deciso di investire – conclude il sindaco –. Oggi Olbia è un’ importante città internazionale con oltre 63mila residenti, ma 100mila persone, 27 etnie diverse, 7mila extracomunitari, buona parte integrati. Ci sono alcuni problemi al centro che tutti conosciamo, ma sono piccoli e normali nei centri storici. Il tessuto imprenditoriale è florido anche perché la macchina amministrativa comunale è celere e sa dare risposte in tempi rapidi. Olbia è una città che ha sofferto tanto per l’alluvione del 2013, ma ha saputo reagire, rimboccarsi le maniche e guardare di nuovo al suo futuro. Senza mai perdere la sua natura di città che sa accogliere, dove tutti, da qualsiasi parte del mondo, possono venire a lavorare e fare impresa. Le aziende che arrivano da fuori qui sono un valore aggiunto perché ci danno l’opportunità di imparare cose nuove e di crescere».