La Nuova Sardegna

L'intervista

Eolico, Omar Chessa: «Il Ddl sospende solo le installazioni, una vera moratoria non sarebbe valida»

di Andrea Sini
Eolico, Omar Chessa: «Il Ddl sospende solo le installazioni, una vera moratoria non sarebbe valida»

Il costituzionalista docente all'università di Sassari: «Sulle rinnovabili è necessario aprire un tavolo con il governo»

04 maggio 2024
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Sassari «Le Regioni sono competenti in ordine alla produzione, al trasporto e alla distribuzione nazionale dell’energia, con il solo limite costituito dai principi fondamentali della legislazione statale. Ma, pur in assenza di adozione da parte dei ministeri dei decreti contenenti le linee guida, la norma di riferimento non prevede moratorie».

Il disegno di legge appena licenziato dalla Giunta Todde blocca di fatto la realizzazione di tutti gli impianti eolici, anche se già autorizzati. Avrà una durata di 18 mesi in attesa che sia approvata la mappa delle zone idonee, in discussione alla conferenza Stato-Ragioni, e alla revisione del Piano paesaggistico regionale.

Secondo Omar Chessa, docente di Diritto costituzionale nel dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Sassari, la strada è tracciata ma le insidie a livello normativo non mancano.

Professor Chessa, quale valutazione si deve dare del Ddl della Giunta Todde?

«Per darne una valutazione precisa occorre avere chiaro il quadro normativo e giurisprudenziale nazionale in cui s’inserisce. Un quadro non poco complesso».

È possibile riassumerlo?

«La disciplina di riferimento è quella offerta dal decreto legislativo 199/2021, che recepisce la Direttiva europea sulla promozione e l’incremento della produzione energetica da fonti rinnovabili. L’art. 20, in particolare, affida a decreti ministeriali, da adottare previa intesa in sede di Conferenza unificata, la determinazione delle “linee guida” sulla base delle quali i legislatori regionali dovranno poi individuare le aree idonee all’installazione degli impianti eolici, fotovoltaici, geotermici, etc.».

Quindi le Regioni hanno voce in capitolo sulla materia della transizione energetica?

«Certo che sì. In base all’art. 117, terzo comma, della Costituzione, le Regioni sono competenti in ordine alla produzione, al trasporto e alla distribuzione nazionale dell’energia, con il solo limite costituito dai principi fondamentali della legislazione statale. E nel caso che ci interessa i principi che le Regioni devono osservare sono quelli stabiliti dal suddetto decreto legislativo 199/2021, nonché dalle linee guida dei decreti ministeriali. Non per caso la disciplina nazionale rimette alla potestà legislativa regionale l’individuazione delle aree idonee all’installazione degli impianti».

Da dove nasce il problema?

«Tra le altre cose anche dal fatto che, a oggi, i ministeri competenti non hanno adottato i decreti recanti le linee guida, sebbene dovessero farlo nei 180 giorni successivi all’entrata in vigore del decreto legislativo 199/2021. Il risultato è che, in questo modo, è inibito il potere regionale di individuare le aree idonee. Ma nel frattempo i procedimenti di autorizzazione all’installazione di nuovi impianti seguono il loro corso, pur con la sostanziale estromissione delle Regioni dal processo decisionale».

Ciò spiega la scelta di ricorrere a un Ddl moratoria. Però, da più parti si osserva criticamente che esso è diretto a sospendere l’installazione ma non i procedimenti autorizzativi in corso.

«Bisogna chiedersi se la vigente cornice normativa e giurisprudenziale consenta che si faccia altrimenti. E la risposta è no, perché il decreto legislativo 199/2021 dispone che «nelle more dell’individuazione delle aree idonee, non possono essere disposte moratorie ovvero sospensioni dei termini dei procedimenti di autorizzazione». Una legge regionale di moratoria delle autorizzazioni sarebbe velleitaria sul piano degli effetti giuridici».

Esistono altri rimedi attivabili?

«Si può sostenere che l’omessa adozione delle linee guida da parte dei ministeri competenti è lesiva del principio costituzionale di leale collaborazione e si può valutare di impugnare l’omissione governativa dinanzi alla Corte costituzionale, in sede di conflitto di attribuzioni. Infatti, l’assenza di linee guida impedisce al legislatore regionale di individuare le aree idonee all’installazione degli impianti e taglia fuori le amministrazioni regionali dalla partita in corso. Inoltre, va ribadito che, sempre in base al d.gls 199/2021, se manca l’indicazione regionale delle aree idonee, le autorizzazioni possono concedersi soltanto per i siti dove già sono installati impianti della stessa fonte energetica, per le cave e le miniere dismesse e per i siti oggetto di bonifica.

È urgente dunque aprire un tavolo con il governo.

«Occorre avviare in sede di Conferenza unificata (e non solo) una negoziazione serrata con il Governo per la definizione dei contenuti delle linee guida, pretendendo che ci sia non soltanto l’individuazione delle quote regionali minime di incremento della energia da fonti rinnovabili, ma anche di quote massime, onde scongiurare il rischio che la nostra Isola sia trasformata in una “grande pila” diretta a fornire energia a tutto il Paese».
 

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