La Nuova Sardegna

Il caso

Le chat femministe, Carlotta Vagnoli e gli insulti a Michela Murgia: «Era una persona di m...»

di Paolo Ardovino
Le chat femministe, Carlotta Vagnoli e gli insulti a Michela Murgia: «Era una persona di m...»

Le frasi della scrittrice, indagata insieme alle attiviste social Valeria Fonte e Benedetta Sabene per stalking, nei messaggi pubblicati da Selvaggia Lucarelli

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Sassari Michela Murgia era «in gran parte una persona di merda. E lo dico con cognizione di causa e non poco dolore. Né era anche abbastanza trasparente» e non era «una che si batteva per la sanità pubblica visto che ha evaso il fisco per anni rivendicandolo. Poi quando si è ammalata santificava il Ssn. Da morta vengono fuori i debiti a fiumi». Le affermazioni arrivano dalla scrittrice e attivista per i diritti di genere Carlotta Vagnoli, che in più occasioni definiva semmai Murgia un esempio da seguire, tanto da inserirla in un monologo a teatro per parlare di grandi donne che vanno contro gli stereotipi.

Le frasi risalgono a una delle conversazioni via chat svelate da Selvaggia Lucarelli. Chat private acquisite nell’ambito di un’indagine della Procura di Monza per stalking e diffamazione che riguarda proprio Vagnoli insieme a Valeria Fonte e Benedetta Sabene, attiviste e scrittrici femministe. Le tre indagate sono accusate di aver organizzato campagne denigratorie contro un giornalista, che avrebbe tradito e poi lasciato una loro amica, e l’esperta di comunicazione social Serena Mazzini. Nei confronti dell’uomo, le femministe via chat avrebbero pianificato un’azione di “call out”, una vera e propria gogna mediatica sfruttando il loro seguito online. Negli scambi di messaggi dicono che «Gli facciamo fare la fine della merda che è», sperano «che si ammazzi con il coltello», «ti giuro che avrà una morte sociale e politica che non immagini», «lo mutiliamo, questo coglione», «sembra tanto Filippo Turetta». Una violenza che stride ancora di più perché arriva da personalità divenute popolari proprio per l’impegno contro la violenza sulle donne, per un linguaggio inclusivo, per l’abbattimento di stereotipi.

Cinque giorni fa, Carlotta Vagnoli sui social pubblicava un lungo post in solidarietà alla conduttrice Francesca Barra, nel mirino di un sito che condivideva immagini hot ritoccate con l’Ai. Tre giorni fa attaccava “Repubblica” per le domande inappropriate in un’intervista alla sorella di Jessica Stapazzollo, vittima di femminicidio.

Ma nelle ultime ore da una conversazione privata resa pubblica – passaggio su cui Vagnoli ha avuto da ridire sulle sue storie Instagram, incriminando Lucarelli –, la scrittrice del saggio “Maledetta sfortuna” si macchia di affermazioni infelici e violente contro Michela Murgia, scomparsa nel 2023, impegnata proprio nelle medesime lotte per i diritti che vedono ora Vagnoli e co. raccoglierne il testimone. Gli attacchi alla persona «di merda» Michela Murgia arrivano, si perdoni la metafora bellicistica, proprio dal fuoco amico. Ma la scrittrice e intellettuale queer cabrarese nelle chat dove figurano le tre indagate è in grande compagnia; offese anche per la reporter Cecilia Sala, dopo il suo arresto in Iran si legge il messaggio «Questo la renderà la martire perfetta» di Valeria Fonte (la sua bio di Instagram recita: «Alzo la voce (e la penna), femminismo e retoriche digitali»). Nel calderone, con insulti annessi, sono finiti anche Mattarella, Liliana Segre («vecchia nazi» scrive il componente di una chat di gruppo insieme alle tre femministe), Saviano, Mieli e Salvini.

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