La Nuova Sardegna

Il report Agenas

Infarto e ictus: in Sardegna essere curati e sopravvivere dipende dal luogo di residenza – i dati

Infarto e ictus: in Sardegna essere curati e sopravvivere dipende dal luogo di residenza – i dati

Sanità, fotografia impietosa dell’assistenza nell’isola: indietro rispetto agli standard ministeriali e con forti disparità territoriali

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Sassari La fotografia che emerge dal Programma nazionale Esiti 2025 dell’Agenas è chiara e, per la Sardegna, anche impietosa: la qualità dell’assistenza sanitaria cambia profondamente da un territorio all’altro, con risultati molto distanti sia dagli standard nazionali sia da quelli fissati dal Ministero della Salute. Un sistema sanitario regionale che, più che presentare un’unica identità, appare come un mosaico di prestazioni diseguali, dove il luogo di residenza può determinare le possibilità di cura, soprattutto nelle situazioni più gravi e tempo–dipendenti, per esempio in caso di infarto e ictus: in questi casi la rapidità della risposta sanitaria decide la sopravvivenza e la qualità della vita del paziente.

 Sotto questo aspetto, la situazione sarda è molto critica. Il report Agenas rileva una marcata variabilità intra-regionale nella gestione dell’infarto miocardico acuto e dell’ictus. In altre parole, non tutte le aree dell’isola garantiscono lo stesso accesso tempestivo alle cure.

Particolarmente allarmante è il dato sulla PTCA nei casi di STEMI, la procedura salvavita che deve essere eseguita entro 90 minuti dall’arrivo del paziente in ospedale.

Agenas sottolinea che la quasi totalità delle strutture sarde non raggiunge la soglia del 60% prevista dal Decreto Ministeriale 70/2015: una percentuale che, nel resto del Paese, molte regioni superano con ampia sicurezza. Quando l’analisi passa dai singoli ospedali alle aree territoriali, il quadro non migliora: in alcune zone della Sardegna, la proporzione di pazienti trattati entro i tempi raccomandati scende addirittura sotto il 40%. Un valore che colloca l’isola tra i territori meno performanti d’Italia, e che può tradursi, concretamente, in una maggiore mortalità o in disabilità gravi e permanenti.

Anche sul fronte dell’ictus ischemico, gli esiti a un anno mostrano una situazione eterogenea: la Sardegna presenta una variabilità interna molto elevata, con aree che si avvicinano alla media nazionale e altre che si collocano decisamente peggio.

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