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Beppe Vessicchio, musica in cantina: «Le note migliorano il vino»

di Roberto Sanna
Beppe Vessicchio, musica in cantina: «Le note migliorano il vino»

Il celebre direttore d’orchestra nell’isola per lanciare il progetto “Musiké”: «Nell’ambiente giusto e con le melodie giuste, ogni bottiglia dà il meglio»

31 marzo 2023
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Sanluri Musica, emozioni e vino d’autore in una sinfonia che solo un direttore d’orchestra come Peppe Vessicchio poteva concepire. Un percorso immaginifico che parte dal celebre studio dell’università di Madison-Wisconsin nel quale si dimostrava che le vacche da latte aumentano la loro produttività del 7,5% quando ascoltano la musica di Beethoven. Vessicchio lo ha letto, metabolizzato, riarrangiato e ha deciso di declinarlo nel mondo dell’enologia dando vita al progetto Musikè, una tenuta abruzzese dove il vino viene affinato con una serie di composizioni musicali create appositamente.

Emozioni degustative Domenica scorsa Peppe Vessicchio era ospite della cantina Su’entu di Sanluri per una degustazione musicale alla cieca, nella quale gli ospiti bendati assaggiavano i suoi vini e quelli della cantina di casa col sottofondo dei brani del Festival di Sanremo ai quali lui, che lo ha vinto quattro volte, è particolarmente legato. Rossi d’annata sorseggiati mentre gli altoparlanti diffondevano le note di Mia Martini, Max Gazzè, la Piccola orchestra Avion Travel, Roberto Vecchioni.

E lui, stimolato dalle domande dei giornalisti Lara De Luna e Francesco Bruno Fadda, ha raccontato la sua passione per il vino, l’amore per la musica e di come sia stato possibile intrecciare tutto in una bottiglia: «Anche le piante, come gli animali, reagiscono agli stimoli esterni – ha detto –. E nel vino sono presenti seimila molecole organiche. Quello studio dell’università del Wisconsin mi ha fatto riflettere e ho cominciato a fare i primi esperimenti aprendo una bottiglia, versando il vino nei bicchieri e avvicinando l’iPad che mandava musica. La reazione c’è, il vino migliora. Certamente non lo trasforma, ma posso assicurarvi che, nell’ambiente giusto e con le musiche giuste, ogni bottiglia dà il meglio di sé. L’ambiente, del resto, fa la differenza e proprio per questo ho deciso di trascorrere qualche giorno in Sardegna e dedicarmi ai vostri vini: perché solo bevendoli qui ho la certezza di poterli assaporare in tutte le loro migliori sfumature. Vale anche per il cibo, se voi mi spedite a Roma il miglior maialetto e lo faccio cucinare da un grande esperto non sarà mai come quello che posso assaggiare qui nell’isola».

La musica giusta Chi vuole, può cimentarsi nell’esperimento. Contando anche su altri contributi provenienti dal Regno Unito dove furono utilizzati anche altri generi musicali: il Music Research Group di Leicester nel 2001 compilò “la classifica delle mucche”: al primo posto “Everybody hurts” dei REM, seguita da “Bridge over troubled water” di Simon & Garfunkel e dalla Sinfonia Pastorale di Beethoven, che farebbe aumentare la produzione di latte di 0,73 litri al giorno. Sulla stessa scia, i Pink Floyd favorirebbero la deposizione di un maggior numero di uova da parte delle galline. Se invece ti chiami Peppe Vessicchio, puoi fare da te: «Ho cominciato con la musica di Beethoven, poi sono entrato nella parte e ho composto una serie di musiche dedicate ai miei vini». Per inciso sono due i vini che vengono“trattati” con le frequenze armonico-naturali: Sesto Armonico Montepulciano d’Abruzzo doc e Sesto Armonico Trebbiano d’Abruzzo doc in un progetto che ha finalità nobili dato che finanzia attività legate al mondo della musica, contribuendo a sostenere un’orchestra giovanile e musicisti di talento che non possono permettersi gli studi.

Dirige l’orchestra... Il nome, e il volto, di Beppe Vessicchio restano associati al palco dell’Ariston di Sanremo che, insieme al programma “Amici”, lo ha fatto diventare uno dei volti più popolari e amati dai telespettatori. Ricordi declinati tra un bicchiere e l’altro partendo da una data per lui cruciale, il 1990, quando diresse Mia Martini: «Un’emozione grandissima. Prima di tutto perché l’orchestra ritornava all’Ariston dopo dieci anni di basi musicali. E poi perché per Mimì avevo una grandissima passione ma l’avevo solo sfiorata, incrociata di sfuggita in qualche studio musicale. Invece nel 1990 dirigevo l’orchestra mentre lei sul palco interpretava “La nevicata del '56” e fu la nascita di una grande amicizia».

Tanti cantanti, tante vittorie, tante esperienze. Anche inaspettate, come quella del 1996 con Elio e le Storie tese con la loro “La terra dei cachi”. «Badate bene, sono dei grandi musicisti. E anche dei grandi burloni, tant’è vero che si presentarono mascherati. Mi chiamarono e mi dissero: “Siamo qui per arrivare ultimi”. Io rimasi perplesso. Il primo giorno, come sempre, venne letta la classifica partendo dall’ultimo posto e il loro nome non usciva mai. Erano sgomenti, si arrivò alla terzina finale e a quel punto Faso, pallidissimo, mi disse: “Non è possibile, vuol dire che ci hanno direttamente eliminati”. Invece quella sera arrivarono primi e chiusero al secondo posto finale». E mentre lui parla dei suoi ricordi il vino scorre nei bicchieri, la musica addolcisce il vento della Marmilla. Forse vale davvero la pena, ogni tanto, provare a stappare una bottiglia, riempire il calice e farlo accarezzare dalle note di una bella canzone.
 

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