La Nuova Sardegna

Enologia

Cantina di Santadi in festa per i 90 anni del suo patriarca

di Pasquale Porcu
Cantina di Santadi in festa per i 90 anni del suo patriarca

Antonello Pilloni ha creato il Terre brune

28 marzo 2024
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Sassari Festa grande nel mondo dell’enologia. Domani la Cantina Santadi festeggia i 90 anni del suo patriarca, Antonello Pilloni, l’uomo che ha inventato uno dei gioielli più preziosi della enologia italiana: il Terre Brune, Carignano del Sulcis. Stiamo parlando non solo di un vino, ma del simbolo dell’orgoglio isolano. Prima del Terre Brune il Carignano era un vino che veniva acquistato dai produttori del Nord Italia e della Francia per dare carattere a vini smilzi ed esangui. Con la creazione del Terre Brune, invece, quel vino è diventato un nettare che dà fierezza a un prodotto straordinario. Artefice di questa rinascita è stato, appunto, Antonello Pilloni da Nuxis che ha saputo coinvolgere nel progetto il guru italiano del vino: Giacomo Tachis, padre del Tignanello e del Sassicaia, al tempo ancora in servizio nell’azienda di Piero Antinori.

La Cantina Santadi è nata nel 1960, ma i fondatori dopo un po’ avevano dimostrato di non essere in grado di condurla. E sull’orlo del fallimento avevano puntato sulle capacità di un giovane, Antonello Pilloni, brillante, capace, fortemente motivato e sardista di grande sentimento identitario. Il cammino è stato lungo, ma le caratteristiche singolari delle uve Carignano, allevate su piede franco, di fronte al mare del Sulcis, ha cominciato a dare i primi risultati eccezionali con la vendemmia del 1964. Il vino, imbottigliato e contraddistinto da etichette firmate ognuna da un notaio, erano 7mila (oggi se ne producono 90mila). Dopo 4 anni di maturazione, nel 1968, le prime bottiglie.

Ma che cos’ha questo vino che ha stregato i consumatori italiani e stranieri? «E’ un vino dalla spiccata morbidezza - dice Massimo Podda, direttore commerciale della cantina -, intenso e di carattere, dalle coinvolgenti tonalità rosso rubino quasi impenetrabile, tendente al granato con l’invecchiamento. Al naso l'elegante bouquet dona sentori complessi che vanno dalla mora al mirtillo, alla prugna, alla frutta secca fino al cacao e alla liquirizia, con intriganti note di mirto, lentisco, ginepro e corbezzolo, proprie della macchia mediterranea sarda. Un rosso che dà bellissime soddisfazioni anche al palato, così corposo, minerale, di corroborante struttura, ampio ma allo stesso tempo vellutato. Esprime il cuore delle sue origini con una chiara sapidità, intrecciata a un'inconfondibile finezza che cresce negli anni».

Ma il segreto per fare un grande vino, diceva Tachis, è nella vigna. Senza uve buone no si può fare un grande vino. E cosi la nascita del Terre Brune ha impresso una forte spinta per migliorare l’azienda e accrescere la qualità anche degli altri vini, rivoluzionando i sistemi produttivi. Un lungo processo che ha avuto la sapiente regia di Antonello Pilloni, motore propulsivo delle cantine isolane, e al quale, per questo, ha avuto i più prestigiosi riconoscimenti, da Vinitaly fino all’Accademia dei Georgofili. Pilloni è stato fondatore anche della cantina Agricola Punica insieme al marchese Incisa della Rocchetta, proprietario del Sassicaia e a suo tempo del mitico cavallo Ribot.

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