La Nuova Sardegna

Sassari

Udienza preliminare

Porto Torres, morì nel rogo a 25 anni per salvare la mamma: disposta una nuova perizia sui reperti

di Luca Fiori
Porto Torres, morì nel rogo a 25 anni per salvare la mamma: disposta una nuova perizia sui reperti

La tragedia si era verifica a Porto Torres nel 2018. Gavinuccio Cau era rimasto vittima dei fumi tossici sprigionatisi nell’appartamento di via Piemonte

05 maggio 2024
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Sassari Saranno una nuova perizia e ulteriori accertamenti tecnici da eseguire in un laboratorio chimico a stabilire se la tragedia in cui perse la vita Gavinuccio Cau, 25 anni di Porto Torres, intossicato dai fumi tossici sprigionatisi nell’appartamento di via Piemonte, si sarebbe potuta evitare.

Nei giorni scorsi il medico legale Salvatore Lorenzoni ha chiesto un termine al giudice dell’udienza preliminare Gian Paolo Piana, per approfondire la qualità dei materiali che bruciarono nel rogo scoppiato il 2 dicembre del 2018 e che verosimilmente respirò il povero Gavinuccio.

E per far questo nel corso della prossima udienza, fissata per fine giugno, verrà nominato un nuovo perito. Un esperto che avrà il compito di eseguire delle complicate analisi chimiche sui materiali che componevano la trapunta e le lenzuola che presero fuoco.

La notte tra il primo e il 2 dicembre di sei anni fa la tragedia si era consumata in pochi istanti nel Villaggio Satellite di Porto Torres e l’intervento, prima dei vicini di casa e poi dei vigili dl fuoco, non era bastato a evitarla. Secondo la Procura della Repubblica di Sassari la morte di Gavinuccio Cau, intossicato dai fumi tossici, si sarebbe invece potuta evitare.

A rispondere di quella tragedia è stato chiamato il titolare di una ditta pugliese che aveva realizzato il kit con la trapunta e le lenzuola che la mamma della vittima aveva acquistato insieme alla rete e al materasso della camera da letto. Danilo Marion, 53 anni di Bari è stato indagato con l’accusa di omicidio colposo. Secondo il perito nominato dal sostituto procuratore Mario Leo, titolare dell’inchiesta, la ditta pugliese avrebbe immesso sul mercato «materiali senza etichetta – si legge nel capo d’imputazione – e privi di qualsiasi descrizione o garanzia dei materiali, in relazione alle caratteristiche e alle cautele a cui ogni prodotto deve sottostare».

Secondo la Procura, i «materiali facilmente infiammabili – si legge nell’atto d’accusa – generarono l’incendio, verosimilmente dopo la caduta sul letto di un’abatjour». I difensori dell’imprenditore, gli avvocati Tommaso Barile del foro di Bari e Carlo Pinna Parpaglia del foro di Sassari, hanno prodotto al giudice una consulenza tecnica di parte, eseguita da un ingegnere di Bari, volta a escludere la responsabilità dell’imprenditore.

La mamma e le due sorelle di Gavinuccio Cau si sono costituite parte civile nel processo con l’avvocato Franco Villa del foro di Cagliari. Quella notte di sei anni fa Gavinuccio aveva urlato con tutte le sue forze per chiedere aiuto e portare fuori la madre dall’inferno di fumo e fiamme che si era scatenato all’interno della sua abitazione. Le sue grida a qualcosa erano servite. I vicini avevano tentato di sfondare la porta con calci e spinte e dato immediatamente l’allarme. I vigili del fuoco erano arrivati in pochi istanti ed erano riusciti a portare in salvo la sua mamma.

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