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Social utili, ma non devono essere usati troppo presto: possono cancellare empatia, emozioni e sentimenti

di Hilary Ponzo*
Social utili, ma non devono essere usati troppo presto: possono cancellare empatia, emozioni e sentimenti

Inutili i telefoni finché non si ha l’età giusta. Davanti alla tecnologia che ci sta privando della nostra umanità bisogna ricordarsi della lezione di Hannah Arendt

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Galeotti furono i social e chi li inventò. Che si sia a scuola, a casa, in palestra o al lavoro sono uno degli argomenti più gettonati per iniziare una conversazione. Il loro utilizzo spropositato dall’inizio della pandemia a oggi continua ad aumentare.

Ma il maggior pericolo che corriamo noi giovani non è tanto lo «sprecare tempo», in quanto vi si possono trovare anche tanti spunti scolastici, nuovi hobby o attività di cui non eravamo a conoscenza e vorremmo provare. Ciò che mettiamo a rischio maggiormente sono sentimenti ed emozioni.

Dietro allo schermo ci si sente come delle macchine perfette capaci di valutare e giudicare razionalmente ogni evento non rendendoci conto o dimenticandoci spesso che non lo siamo. Ma, si sa, la ricerca della perfezione non è una novità.

Fin dai tempi antichi l'uomo ha cercato l'elisir di lunga vita oppure l’eterna giovinezza. Tuttavia l'obiettivo della nostra vita non deve essere questo. Qui gioca un ruolo importante il pilastro fondamentale della nostra vita ovvero la famiglia. La trasmissione di valori e principi avviene in famiglia.

Prima di regalare a un bambino un telefono senza limitazioni di utilizzo nel tempo e nelle applicazioni, bisogna essere sicuri che si sta facendo la cosa giusta. Se non si impartiscono gli insegnamenti opportuni e necessari ai più piccoli che devono entrare nella società, come si possono comprendere e riconoscere i rischi e i pericoli che si corrono quando si è in rete?

Finché non si ha l’età giusta i telefoni sono inutili e portano soltanto a una morte celebrale della fantasia, della curiosità e dei sentimenti. Un bambino come può distinguere il giusto dallo sbagliato? Si affida al cellulare, poiché ai suoi occhi sa tutto. Ma che valori puoi impartirgli? Nessuno. Da qui anche la perdita di tradizioni e di principi morali. Ad esempio si è perso il valore fondamentale dell'amicizia. Il puro e disinteressato voler bene. Tutto questo poiché si crede che anche la cosa più sciocca sia una competizione per dimostrare al prossimo chi è il più bravo, veloce o migliore. Dilaga sempre di più l'invidia e ci si fida sempre meno delle persone che ci stanno accanto, in quanto dubitiamo continuamente della loro sincerità o gentilezza, convincendoci che abbiano sempre un secondo fine o ci stiano mentendo. Questi sono tutti sintomi della solitudine, ciò avviene soprattutto da parte di chi si mette costantemente in mostra e ci tiene quasi morbosamente che gli altri sappiano che la sua vita è perfetta, ma non è che finzione.

È vero che la tecnologia e il suo sviluppo ci hanno reso e rendono la nostra vita più semplice, però ci sta anche privando della nostra umanità e quindi dell’empatia verso l’essere umano stesso. Come disse Hannah Arendt: «La morte dell’empatia umana è uno dei primi e più rivelatori segni di una cultura sull’orlo della barbarie».

Veramente ci sentiremmo più appagati e felici nell’avere un’eternità priva di emozioni e valori umani?

*Hilary frequenta il liceo Mossa di Olbia


 

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