L’epopea di Tex e il mondo dei manga si incontrano al MacLula
Doppia esposizione al Museo di arte contemporanea di Lula. Protagonisti Pasquale Ruju e Massimo Dall’Oglio
Lula Dal mitico e inossidabile Tex Willer al fenomeno planetario manga il passo è davvero breve se di mezzo ci si mette il MacLula. Il Museo diffuso di arte contemporanea all’ombra del Montalbo, infatti, propone una doppia esposizione che mette in dialogo Pasquale Ruju, da una parte, e Massimo Dall’Oglio, dall’altra. Entrambi sardi, il nuorese Ruju è da anni una delle firme di punta della casa editrice Bonelli; il cagliaritano Dall’Oglio è un disegnatore e illustratore che ha conquistato nel tempo persino un mercato difficile ed esigente come è quello giapponese.
Ruju porta a Lula i suoi testi, soggetti e sceneggiature che raccontano l’epopea di Tex, «il ranger creato nel 1948 da Giovanni Bonelli e da Aurelio Galeppini (Galep)» sottolinea Domenico Fumagalli, ideatore e presidente del MacLula. «La sceneggiatura a fumetti è il mestiere più bello del mondo. Io, almeno, la penso così» giura Pasquale Ruju, autore di oltre 120 storie per albi, tra cui Dylan Dog, Nathan Never, Dampyr e Martin Mystère, oltre che Tex. Sue sono anche le miniserie “Demian”, “Cassidy” e “Hellnoir”. E suoi sono persino alcuni romanzi gialli pubblicati dalla E/O.
Di Dall’Oglio, invece, il MacLula propone «un tragitto multiforme, culturale e attuale» sottolinea ancora Fumagalli. «Ho scoperto i manga nei primi anni del liceo – svela lo stesso Dall’Oglio –, quando nelle edicole uscivano le prime pubblicazioni della casa editrice Granata press». «Grey di Yoshihisa Tagami e Hokuto no Ken di Testsuo Hara sono stati un vero e proprio imprintig per me» racconta. Anche lui lavora per la Bonelli editore: dal 2014 cura le storie e gli episodi di Nathan Never. Collabora con la DeAgostini e con Wired Italia. Conosciuto a livello internazionale, soprattutto per i suoi “silent manga”, per anni ha vissuto e lavorato in Giappone, dove ha esordito «con una serie originale sci-fi dal titolo “Kraken Mare”, scritta – spiega – dall’amico e collega Guillaume Dorison e pubblicata dalla Kodansha sulla rivista seinen Monthly afternoon».
Accanto alle illustrazioni a colori per diversi libri young adult (qualcuna delle quali finita persino in copertina), Massimo Dall’Oglio porta in esposizione a Lula le tavole in bianco e nero (che nel paese del Sol Levante sono viste come fossero a colori) dei silent “Soul track”, “Kumamoto” e “Colosseum” (in coppia con Adriano Barone sotto lo pseudonimo di Hagane Ishi). Una serie di disegni che vanno letti dall’alto verso il basso, da destra a sinistra, “al rovescio” rispetto alle convenzioni del mondo occidentale, proprio come succede per i manga. Non a caso il sottotitolo della mostra recita a chiare lettere: “La Sardegna incontra un pianeta”.
Un pianeta posto a est, a levante appunto, ferma restando l’altra parte della mostra, quella dell’ovest, o meglio: del far west. Il lontano ovest del western, dei cowboys e degli indiani pellerossa, di attori come Claire Trevor e John Wayne e film intramontabili come “Ombre rosse”. Il vecchio far west di Tex, Tex Willer, fumetto frutto della fantasia diventato talmente popolare da sembrare un pistolero in carne e ossa, camicia gialla indosso, imbattibile con le sue Colt 45 e il suo Winchester come pure con il suo coltello. «Un eroe, a volte un ribelle, ma sempre in cerca di giustizia» evidenzia Pasquale Ruju