I lavoratori del Centro servizi culturali senza stipendio da 4 mesi
La denuncia ieri sera alla Mostra regionale del libro
Macomer Fuori programma ieri sera per la Mostra del libro: al termine di una presentazione, ha preso la parola Antonella Simula, a nome suo e di tutti gli altri dipendenti del Centro servizi culturali (Roberta Balestrucci, Maria Francesca Desortes, Giovanni Fraoni e Roberto Putzulu), non chiamando per loro volontà sul palco il direttore Giancarlo Zoccheddu che già da diversi mesi si espone per il Centro in ogni sede competente. Rivolgendosi alla presidente della Regione Alessandra Todde ha denunciato la grave situazione in cui versano i 5 Centri dell’isola, i cui dipendenti non percepiscono lo stipendio da quattro mesi. Questo nonostante le diverse leggi che ne regolano il funzionamento, tra cui una legge regionale del 1993, prevedano che “l’erogazione del finanziamento nei confronti dei Centri servizi culturali debba avvenire anticipatamente rispetto all’attuazione dei programmi di attività”. La realtà invece è ben diversa, e il Centro servizi culturali di Macomer si ritrova da tempo con la cassa vuota, continuando a maturare debiti con i propri fornitori e non potendo retribuire da ben 4 mesi i propri dipendenti. “Presidente Todde le chiediamo: come mai il finanziamento 2024 ad oggi 16 novembre non è ancora arrivato?” chiede Antonella Simula. “Nelle sedi competenti, il nostro direttore ha provato in ogni modo a capire il motivo del ritardo, – prosegue - ma il dato di fatto ad oggi è che il Centro servizi culturali di Macomer dal 1° agosto 2024 è senza un euro e dopo 4 mesi denunciamo a lei, alla nostra comunità e al nostro territorio la gravissima situazione in cui stiamo operando. Un esempio per spiegare in maniera ancora più semplice la nostra situazione: per la Mostra del libro attualmente in corso abbiamo dovuto chiedere al Comune di Macomer di acquistarci la carta igienica perché noi non avevamo risorse per poterlo fare. È un esempio banale, ci rendiamo conto, ma eviteremo di elencare la quantità di fatture insolute che si accumulano ogni giorno nella nostra pec”. Ma la squadra, nonostante la mancanza di risorse, non si è fermata, continuando anzi ad operare regolarmente perché i lavoratori sono fortemente convinti che in un territorio in crisi come quello del Marghine, un centro di questo tipo debba necessariamente rimanere aperto. “Abbiamo operato regolarmente quando i vostri uffici hanno ritenuto inammissibile la spesa per l’acquisto delle nuove librerie per la nostra frequentata area fumetti e manga, - spiega l’operatrice - abbiamo operato regolarmente quando i vostri uffici hanno ritenuto inammissibile l’acquisto della nuova lampada per il video proiettore, che utilizziamo quotidianamente per tutte le nostre attività (gratuite). Abbiamo operato regolarmente quando i vostri uffici hanno ritenuto che il corso di autodifesa femminile, che tenevamo annualmente, era inammissibile perché ritenuto non in linea con la programmazione di un Centro culturale”. Attraverso il loro direttore, i dipendenti hanno chiesto un incontro per poter essere ascoltati, senza però ricevere risposta. “Chiediamo che, oltre alla regolarità sulla liquidazione del finanziamento, anche la legge sui Centri servizi culturali, e la sua revisione, non sia più procrastinata. L’attuale e grave situazione va al di là di ogni nostra volontà e a breve comporterà l’inevitabile chiusura dei nostri servizi al pubblico portandoci esattamente dove fino a questo momento non volevamo arrivare. Le chiediamo perciò un intervento immediato e risolutivo per i Centri servizi culturali in Sardegna” conclude Antonella Simula, chiedendo anche il sostegno non solo del comune di Macomer, ma anche di tutti i comuni del Marghine e all’Anci. “È una questione prettamente burocratica – sottolinea il sindaco di Macomer Riccardo Uda, chiamato sul palco dai dipendenti del Centro – perché i finanziamenti sono già stati stanziati. Chiediamo non solo che i pagamenti vengano erogati nei giusti tempi, ma anche una opportuna revisione perché i Csc devono essere al centro dell’attenzione, soprattutto nei centri periferici”.