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Architettura

Le case che respirano il mare: la Gallura di Alberto Ponis in mostra

di Paolo Ardovino
Le case che respirano il mare: la Gallura di Alberto Ponis in mostra<br type="_moz" />

Un anno dopo la morte dell’architetto genovese, un progetto diffuso tra Trinità d’Agultu e Vignola apre al pubblico le sue ville più iconiche. Mostre, visite e installazioni raccontano il legame profondo con il paesaggio del nord Sardegna

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Trinità d’Agultu Ci sono presenze che sono silenziose. Quella di Alberto Ponis, sinora, lo è stata tra i graniti a picco sul mare della costa nord, tutta la costa nord, della Sardegna. Come un’unica fascia costiera, l’architetto genovese dagli anni ’60 in poi ha intrecciato il cemento, il legno, le pietre delle abitazioni con i colori, le forme, le esigenze del paesaggio. Non più come una fascia unica ma come tanti segmenti, ognuno con la sua caratteristica. Il rosso mattone di Trinità d’Agultu, la natura modellata dal vento a Costa Paradiso, il lusso riservato di Porto Rafael. A un anno dalla morte dell’architetto, parte domani, domenica 19, il progetto “Abitare Costa Paradiso” che, fino al 26 ottobre, con diverse iniziative nel Comune di Trinità e Vignola, intende parlare di valorizzazione del paesaggio costiero inteso come patrimonio collettivo. E per farlo, al centro c’è proprio l’opera di Alberto Ponis – che disegnò più di duecento ville nel nord della Gallura. La parte clou degli eventi riguarderà proprio il maestro genovese, con aperture straordinarie di abitazioni e strutture da lui realizzate. “Abitare Costa Paradiso” è un progetto prodotto da U-boot Lab che, come spiegano gli organizzatori, mette in collegamento «arte, architettura, performance, citizen science e musica».

Case e natura Ponis, scomparso il 23 ottobre 2024 a 91 anni, era arrivato nel nord dell’isola nel 1963, con un gruppo di investitori inglesi. Il patto era rimanere a Palau e dintorni giusto il tempo di progettare qualche opera, invece ci è rimasto tutta la vita. Le sue ville si mimetizzano con le rocce e si sono modellate seguendo la vegetazione. L’idea modernista partiva quasi sempre dallo spunto della casa dei pastori (per l’insediamento residenziale “Stazzu Pulcheddu” ha ricevuto il premio In/arch). Poco più di un anno fa la sua città d’origine, Genova, lo ha premiato con una medaglia al merito. Per tutto il mese di ottobre, nei fine settimana, la moglie Annarita Zalaffi Ponis accompagna con visite guidate gli appassionati proprio tra le mura domestiche di Palau, lì dove è racchiuso anche l’archivio del marito. Bozzetti, progetti, idee.

Le aperture “Abitare Costa Paradiso” – che segue l’esperienza di “Abitare la vacanza”, vincitrice del Festival architettura II del Ministero della Cultura 2023 – si articola su tre tipologie di architetture: le case private, la residenza collettiva e l’architettura pubblica. Il progetto prende forma con un programma di attività che si svolgono lungo l’arco di una settimana: un workshop di autocostruzione, una residenza artistica, esposizioni diffuse, una temporary library, visite guidate, escursioni, navigazioni, talk. Le azioni si articolano tra le architetture di Ponis e altri luoghi simbolici come la cupola progettata da Dante Bini per Michelangelo Antonioni e Monica Vitti, e Casa Li Baietti, microarchitettura in legno realizzata da Landworks attraverso un workshop partecipativo e oggi spazio pubblico a cielo aperto per la relazione tra comunità e ambiente. Le visite alle architetture di Alberto Ponis faranno scoprire Casa Zen, K1 e la chiesa progettata e rimasta incompiuta e aperta per la prima volta al pubblico. Online tutti i dettagli su attività, programma e orari.

«Bellezza estrema» «Abitare Costa Paradiso affronta il tema del rapporto tra architettura, paesaggio e comunità in un contesto mediterraneo che è insieme spazio di bellezza estrema e di fragilità radicale», spiega la curatrice Maria Pina Usai. Il sindaco Giampiero Carta aggiunge: «Le architetture di Alberto Ponis, così profondamente radicate nel paesaggio, ci ricordano che lo sviluppo può e deve essere sostenibile. Possiamo promuovere un progetto che dimostra come la comunità locale, insieme a chi sceglie di trascorrere qui le proprie vacanze, possa diventare protagonista di un nuovo modo di vivere e condividere la costa».

Infine i figli di Alberto Ponis, Mario e Marta, ricordano: «L'iniziativa che rappresenta per noi un significativo riconoscimento per le architetture di Ponis, è in piena sintonia con la missione dell’abitare come forma di rispetto e di ascolto del territorio».
 

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