La Nuova Sardegna

La tragedia di Capoterra

Il racconto del superstite: «Fui l’ultima persona a scendere dall’aereo»

di Claudio Zoccheddu
Il racconto del superstite: «Fui l’ultima persona a scendere dall’aereo»

Roberto Serra vivo per caso: aveva finito il turno a bordo

12 settembre 2024
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Sassari «Quella notte sono rimasto ad Alghero, la mia linea era finita e sarei rientrato a Cagliari il giorno dopo su un volo proveniente da Milano. Non andò così».

Roberto Serra aveva 38 anni quando ha schivato la morte a bordo del volo Bm-Pt 012 di Ati: «Avevo appena lasciato l’aviazione militare e da sei mesi ero entrato in Ati, Aero Trasporti Italiani, con il primo contratto stagionale firmato dalla compagnia – racconta Serra –. Quel giorno, ovviamente, lo ricordo bene e vorrei ben vedere, l’equipaggio era composto da amici e io sono stato l’ultimo ad essere a bordo di quel Dc-9».

Il motivo per cui il capo assistente di volo non fosse in volo per l'ultima rotta è semplice: «Avevo terminato la mia “linea” di quattro giorni tra Roma, Alghero e Cagliari, tutto qua. Non era previsto che arrivassi fino a Cagliari». Poi, Serra, entra nello specifico: «Il volo era un “postale”, cioè pagato da Poste Italiane per il trasporto della corrispondenza ma, allo stesso tempo, con la disponibilità di 50 posti, in coda, che Ati poteva vendere come per un qualsiasi volo commerciale».

Alla fine la vendita si fermò a 27 tagliandi. I ricordi di Roberto Serra non si fermano: «La notte prima dell’incidente avevamo bypassato Cagliari alle 4 del mattino ed eravamo atterrati ad Alghero proprio per il maltempo. La notte dopo, evidentemente, non andò così». A Serra, proprio per essere stato l’ultimo a salire a bordo, toccò anche il compito più ingrato: «Il giorno della tragedia, prestissimo, venni convocato urgentemente a Cagliari per fare da tramite con l’elicottero che avrebbe portato la commissione d’inchiesta ministeriale sul luogo del disastro. Partimmo alle 7.30 da Elmas, in elicottero. Sono passati 45 anni ma è ancora difficile trovare la parole per descrivere quelle ore. Per prima cosa, il luogo era talmente impervio che faticammo a trovare una radura sufficientemente grande da permettere di posare i pattini dell’elicottero. E poi c’erano le nuvole che toccavano la montagna e la visibilità era vicina allo zero. Una volta atterrati, ricordo i rottami, sparsi ovunque, e i corpi. Avevamo davanti a noi uno scenario terrificante. Nonostante avessi una lunga esperienza nell’aviazione, non avevo mai visto niente di simile. C’erano 31 morti. Poi fui costretto anche ad effettuare il riconoscimento del comandante Salvatore Pennacchio, un amico con cui avevo condiviso anche la vita in aeronautica. E ricordo la storia di Alberto Mercurelli, il pilota. Per lui era l’ultimo volo, poi sarebbe andato in pensione e si sarebbe occupato di politica, avrebbe fatto il consigliere comunale alla Maddalena».

Una delle tante storie impossibili di quel volo maledetto. Come quella di Roberto Serra che, nonostante tutto, continuò a volare fino al 1994: «Era il mio lavoro. Ma non ho mai dimenticato quel giorno e nemmeno le notti che seguirono, perché dormire era molto difficile e lo è stato per un po’».

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