La Nuova Sardegna

L’emergenza

Sanità ad alto rischio, l’anno scorso in Sardegna operatori aggrediti ogni due giorni

di Luigi Soriga
Sanità ad alto rischio, l’anno scorso in Sardegna operatori aggrediti ogni due giorni

Nell’isola 138 episodi di violenza e 199 vittime nel 2023. Le categorie più esposte sono gli infermieri e gli oss

18 settembre 2024
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Sassari Gli ospedali e le strutture sanitarie non sono esattamente il luogo più sicuro dove lavorare. La media è di circa un’aggressione ogni due giorni. Le denunce raccolte sono centinaia e i sindacati da anni chiedono che le norme di sicurezza sui luoghi di lavoro vengano implementate. La Sardegna, in quest’ottica, non fa eccezione. La categoria più esposta è senza dubbio quella degli infermieri, ma è in buona compagnia. Medici, Oss e ausiliari sono allo stesso modo a rischio. Il caso di Cagliari di due giorni fa, quando un medico di base è stato aggredito da un paziente infuriato per l’attesa troppo lunga, ha riacceso i riflettori sull’emergenza.

Nel 2023 nell’isola si sono registrati 138 episodi di violenza nei quali sono stati coivolti 199 operatori: di questi 139 donne e 60 maschi, 124 sono infermieri, 38 gli Oss e 33 gli appartenenti alla dirigenza medica. Si tratta di numeri contenuti nell’informativa al Parlamento pubblicata ieri mattina dall’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (Onseps), organo che fa riferimento al ministero della Salute. Il dossier è importante perché per la prima volta è stato attivato un canale di monitoraggio che contiene il dato nazionale relativo ad aggressioni non solo di tipo fisico, ma anche verbale e contro la proprietà. Un report decisamente differente da quello diffuso dall’Inail, che al contrario riporta i dati relativi unicamente agli infortuni prodotti dalle aggressioni. La statistica dell’Onpses è elaborata con le informazioni concesse dai Centri regionali del Rischio di tutte le Regioni e dai diversi Ordini professionali.

La percezione dei rischi nel mondo sanitario è ben presente tra gli addetti ai lavori, e soprattutto tra chi opera nei reparti del Pronto Soccorso o dei reparti psichiatrici. Ma lo studio evidenzia che il fenomeno è davvero radicato e diffuso. Tra l’altro i numeri sono sottodimensionati, perché parziali: mancano infatti i dati raccolti in molte realtà private. Infine, altro aspetto da sottolineare, le denunce e le segnalazioni sono su base volontaria. Ritornando allo scenario della Sardegna, gli episodi di violenza sono avvenuti principalmente nella fascia mattutina dei giorni feriali. Il setting assistenziale maggiormente coinvolto è il Servizio psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC) con 56 episodi, segue il pronto soccorso con 39 e l’area di degenza con 23. La tipologia di aggressione più frequente è di tipo verbale con 114 episodi, quella fisica invece è di 62 casi. L'aggressore è 113 volte su 138 totali, un utente/paziente. Lo stesso trend della Sardegna lo si può ritrovare anche sul resto delle strutture sanitarie della Penisola. E difatti anche il dato nazionale è impressionante: in tutta Italia sono state segnalate 16 mila aggressioni ai danni di 18mila operatori sanitari, tra i quali le più colpite sono le donne . Si parla di violenza verbale, ma anche fisica.

«A segnalare i due terzi delle aggressioni», è stato spiegato, «sono state professioniste donne (dato concorde con la struttura di genere del personale del sistema sanitario nazionale dove oltre il 65% degli operatori sono donne) e le fasce d’età più colpite sono quelle tra i 30-39 anni e tra i 50-59 anni». Gli ambienti più rischiosi risultano essere i Pronto soccorso, le aree di degenza, i servizi psichiatrici e gli ambulatori. I principali aggressori sono i pazienti (69%) contro il 28% di parenti. Il 68% delle aggressioni è di tipo verbale, il 26% fisico e il 6% contro beni di proprietà.

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