La Nuova Sardegna

Mare Blu
Mare Blu

Balneazione, prelievi ogni mese: analisi su batteri spia di inquinamento fecale

Balneazione, prelievi ogni mese: analisi su batteri spia di inquinamento fecale

La contaminazione può causare nausea e dissenteria acuta. Nei bambini e negli anziani anche insufficienze renali

2 MINUTI DI LETTURA





L’estate è nel vivo. Asciugamano, crema solare e... un tuffo rinfrescante. Ma quanto è sicura l’acqua in cui ci immergiamo? Dietro la tranquillità delle nostre nuotate c’è un sistema ben rodato che, in silenzio, lavora ogni giorno per garantire la qualità delle acque di balneazione. E no, non è solo il mare “bello” a contare: conta che sia sano. Parliamo delle Arpa, le Agenzie regionali per la protezione dell’Ambiente, che insieme al Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) controllano chilometri e chilometri di coste per garantirci acqua pulita e salubre. In pratica, ogni Regione individua le zone balneabili, escludendo porti, aree industriali o foci dei fiumi, e definisce un calendario di controlli da aprile a settembre. Durante questi mesi, tecnici e biologi prelevano campioni d’acqua in punti prestabiliti, almeno una volta al mese, e li analizzano in laboratorio. Il focus è su due parametri chiave: batteri spia di inquinamento fecale. Se i valori superano i limiti, scatta subito l’allerta: nuove analisi, comunicazioni ai Comuni e, se necessario, divieti temporanei di balneazione per evitare rischi alla salute. Il tutto avviene nel giro di poche ore, con un sistema rodato che mette in moto Regione, Arpa, sindaci e Capitanerie di porto. Nel caso di contaminazione dell’acqua, entrare in contatto con batteri cosiddetti coliformi può causare dissenteria acuta, crampi addominali, nausea e vomito. Nei casi più gravi, soprattutto nei bambini piccoli e negli anziani, si possono verificare complicanze come la sindrome emolitico-uremica, una grave insufficienza renale. Ma il monitoraggio non si ferma qui.

In alcune zone si controllano anche alghe potenzialmente tossiche e si verificano parametri fisici come temperatura, trasparenza e salinità. Se c’è schiuma sospetta o acqua colorata, partono analisi speciali per cercare altri inquinanti. Il tutto con un solo obiettivo: proteggere la salute delle persone. Dietro ogni prelievo c’è una rete di laboratori, tecnici, biologi e funzionari che agiscono con rigore e in stretta sinergia. Alla fine dell’estate, ogni tratto di costa viene classificato in base alla qualità dell’acqua: eccellente, buona, sufficiente o scarsa, secondo una media dei dati degli ultimi quattro anni. I numeri? Parliamo di oltre 30.000 prelievi all’anno.

E i risultati sono più che confortanti: nel 2025, il 95,7% delle acque marine italiane controllate era di qualità “eccellente”. Sardegna, Puglia e Friuli Venezia Giulia hanno toccato punte quasi del 99%. Anche laghi e fiumi, dove la balneazione è consentita, registrano dati positivi: oltre il 90% delle acque interne è infatti in classe “eccellente”. Un risultato che parla di impegno e collaborazione tra enti locali, istituzioni nazionali e territoriali e agenzie ambientali. (rachele falchi)

Primo piano
La tragedia

Morte Gaia Costa a Porto Cervo: lunedì 14 luglio l’autopsia, martedì i funerali

di Tiziana Simula
Le nostre iniziative