La Nuova Sardegna

La storia

Antonio ha 50 anni, è solo, senza lavoro, separato ma non ha diritto alla social card

di Giovanni Bua
Antonio ha 50 anni, è solo, senza lavoro, separato ma non ha diritto alla social card

Sassari, l’assessora ai Servizi sociali: «Queste persone non chiedono aiuto, non si mettono in fila alla Caritas: piuttosto non mangiano»

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Sassari Alla social card non potrà accedere, perché ha già una misura di sostengo attiva. E anche perché probabilmente non sa nemmeno cosa sia. «Gli manca la sintassi della povertà». Parole dell’assessora ai Servizi Sociali Lalla Careddu che, mentre attende a Palazzo Ducale gli elenchi dei destinatari individuati dall’Inps, racconta la storia di Antonio, 50 anni, che da mesi cerca il modo di riportare a galla, o perlomeno di evitare che affondi definitivamente. «So che può sembrare strano da sentire – spiega – ma la mia principale preoccupazione non sono le famiglie, anche numerose. Che hanno accesso a molte opzioni di sostegno. E nemmeno quelle problematiche, che però con quei problemi da sempre combattono. Sono situazioni drammatiche, sia chiaro, ma “emerse”, almeno affrontabili. La mia preoccupazione principale, il mio terrore, sono le persone sole, di mezza età. Che di colpo sono crollate. E si trovano a vivere in un mondo che non conoscono, non capiscono, non accettano. E dentro cui lentamente si spengono».

Antonio di anni ne ha 50. Famiglia di origine benestante, fino a quando il padre muore e la sua attività finisce a gambe all’aria per la crisi. Antonio si rimbocca le maniche, trova un buon impiego. Ma il suo settore annaspa, sparisce. E per lui arriva l’espulsione dal mondo del lavoro. Che mese dopo mese diventa definitiva. Niente reddito, la vita privata che va a rotoli, la separazione dalla compagna, l’affitto della casa da pagare. «All’inizio usa, come tanti, la rete amicale – spiega Careddu –, ancora attiva dai tempi del lavoro. Si chiedono piccoli aiuti economici, la gente è disponibile. Alla seconda o terza volta smette di rispondere al telefono. Gli amici sono sempre meno. E i debiti si accumulano».

L’assessora riesce a intercettare Antonio quasi per caso: «Questo tipo di persone non chiedono aiuto – racconta –. Non si mettono in fila alla Caritas o alla Fraterna Solidarietà. Piuttosto non mangiano. Non hanno idea di cosa sia una legge di settore, una social card, il reddito di inclusione. E comunque, da persone sole, relativamente giovani, sane, trovano sempre qualcuno che, giustamente, gli passa davanti, che ha più diritto, più bisogno». Alla fine per Antonio arriva il reddito di inclusione. Poco più di 350 euro al mese che poco cambiano, ma che almeno sono un piccolo inizio. Non fosse altro perché aprono un canale di comunicazione con i Servizi Sociali. «Ci sono i corsi professionalizzanti, ma anche i contributi per accedere ai servizi, come lo psicologo, che in momenti drammatici di passaggio come questi può essere fondamentale. C’è una vita nuova, e durissima, da imparare a vivere. Purtroppo ci sono tanti Antonio a Sassari, sempre di più. Persone sole, che cadono, senza rete. Trovare un modo di aiutare anche loro è una delle nostre priorità».

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