La Nuova Sardegna

Il sussidio

Social card da 500 euro per 20mila famiglie sarde

di Luigi Soriga
Social card da 500 euro per 20mila famiglie sarde

Nel 2024 ne ha usufruito il 2% della popolazione. I soldi possono essere spesi solo per generi alimentari. Primi acquisti sotto Natale

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Sassari Ci sono numeri che restano freddi, incisi nelle tabelle dell’Inps. E poi ci sono i volti, le storie, le case in cui quei numeri abitano. In Sardegna, la social card “Dedicata a te” nel 2024 ha bussato a più di quindicimila porte, solo nei 19 comuni più popolosi. Un esercito silenzioso, che rappresenta quasi la metà dell’isola.

Cosa è La social card “Dedicata a te” è un sostegno economico introdotto dal governo per aiutare le famiglie in maggiore difficoltà. Si tratta di una carta prepagata, caricata con 500 euro una tantum, destinata ai nuclei con ISEE inferiore a 15mila euro che non percepiscono altri sussidi statali. Può essere usata esclusivamente per l’acquisto di generi alimentari di prima necessità, dal 16 dicembre sino al 28 febbraio 2026.

La povertà sarda La geografia della povertà si disegna così: Sassari 2.019 beneficiari, Cagliari 1.672, Olbia 1.572, Quartu 1.108, Alghero 821, Nuoro 566, Oristano 371. Poi i centri più piccoli, ma non meno feriti: Selargius 517, Carbonia 870, Iglesias 748, Porto Torres 771, Capoterra 571, Sinnai 652, Sanluri 284, Villacidro 600, Guspini 447, Monserrato 495, Sestu 732, La Maddalena 205. Un mosaico che messo insieme disegna la stessa fotografia: circa il 2% degli abitanti di questi centri vive al di sotto della soglia di reddito richiesta per accedere alla carta. Due su cento. Non è un numero enorme, ma neanche piccolo. È la misura di un disagio che si allarga silenzioso. Dietro a ogni cifra c’è un carrello che non si riempie, un frigorifero semivuoto, un bambino che chiede merendine, un padre che risponde con un silenzio. C’è la cassiera part-time, il muratore che lavora a giornata, il pensionato che conta le monete a fine mese. Per loro quei 500 euro non sono un bonus: sono una tregua. Un po’ di respiro, almeno per Natale, almeno per due mesi di spesa senza ansia. La Sardegna non fa eccezione rispetto al resto d’Italia, ma la sua mappa è più nitida, quasi crudele: i centri del Medio Campidano come Villacidro e Guspini, segnati da un lento declino industriale, hanno percentuali più alte. Le città maggiori, Sassari e Cagliari, distribuiscono centinaia di carte ciascuna, specchio di quartieri popolari dove i contratti a termine e i salari bassi non bastano a riempire il carrello della spesa.

Più beneficiari Nel 2025 le carte saranno oltre un milione e centomila in tutta Italia. Se la proporzione verrà rispettata, in Sardegna potrebbero diventare 20mila le famiglie ad afferrarle come un salvagente. Una folla silenziosa che si presenterà alle Poste per ritirare la busta bianca, con dentro il codice, con dentro una promessa: pane, pasta, latte, olio, un po’ di carne, qualche prodotto per i bambini. Non un lusso, ma il minimo sindacale per resistere. Ma questa tessera, infilata nel portafoglio accanto al documento d’identità, ha un valore che va oltre i 500 euro: è il segno che lo Stato non si è dimenticato di te. Che almeno per un attimo, il disagio ha un nome, è stato contato, riconosciuto. La social card non è la soluzione, è la fotografia. Una foto nitida di un’Italia e di una Sardegna che scivolano piano dentro un disagio diventato quotidiano. Dove due persone su cento hanno bisogno che lo Stato si ricordi di loro con un aiuto che dura il tempo di un inverno.

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