La Nuova Sardegna

L’intervista

Sanità, Luigi Arru: «Bartolazzi? Autoreferenziale e ha messo un muro tra sé e l’isola»

di Giuseppe Centore

	(foto Locci)
(foto Locci)

L’ex assessore: «Chi si proclama indispensabile toglie fiducia nel futuro»

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Cagliari Luigi Arru è stato assessore alla Sanità durante la XV legislatura, dal 2014 al 2019, con Francesco Pigliaru presidente. Ematologo, adesso lavora all’Areus. Ha smesso con la politica dopo la sua esperienza in giunta.

Nei giorni scorsi ha scritto un editoriale per la Nuova dopo descriveva la “solitudine” degli assessori alla Sanità.

Dottor Arru, secondo lei anche Bartolazzi ha pagato la solitudine di fare il mestiere più scomodo che c’è nell’isola?

«Lui la solitudine se l’è cercata. Direi che l’ha quasi teorizzata, frapponendo tra il suo ufficio e l’isola un muro che si è rivelato invalicabile. Non mi sarei aspettato un saluto, perché di questo si tratta, di questo tipo. Ho un ricordo di Bartolazzi come persona educata, gioviale, forse esuberante nell’approcciarsi al mondo, ma le sue dichiarazioni, a voler essere moderati, si possono definire quantomeno inammissibili».

Ma la descrizione della sanità di Bartolazzi è vera? Il ragionamento è del tipo: “prima di me il nulla, dopo di me il nulla”.

«Per fortuna non è vera. Le sue parole negano la realtà della medicina sarda, fatta di problemi, disfunzioni, errori, ma anche di fior di professionisti, capaci ricercatori che pubblicano sulle più importanti riviste al mondo, di un impegno diffuso e continuo di migliaia di operatori. Per essere chiari, dire “io” quando si parla di pratica medica e di ricerca scientifica è a dir poco inappropriato. Il pronome corretto è “noi”. Non c’è ambito delle attività umane dove il risultato finale sia frutto di più attori come la medicina. Le narrazioni semplificate o autoreferenziali non aiutano».

Questo vale anche per le terapie innovative o i nuovi sistemi organizzativi?

«Assolutamente. Un esempio concreto riguarda le terapie avanzate: le CAR-T non sono nate oggi, ma sono frutto del lavoro di un centro che ha maturato negli anni esperienza nel trapianto allogenico di cellule staminali, (l’Ematologia allocata al Businco di Cagliari, ndr) grazie all’allineamento fra sviluppo scientifico, industria farmaceutica e norme nazionali e regionali. È così che si raggiungono risultati veri: con maturazione progressiva, investimenti e governance. Lo stesso principio vale per la rete oncologica: non la si può definire operativa perché è stata istituita una commissione, anche autorevole. Una rete esiste quando sono definiti: l’apparato organizzativo e informativo; le regole di funzionamento; i percorsi condivisi, e soprattutto gli indicatori di esito da monitorare. Una rete è tale quando produce equità e risultati misurabili, non quando viene annunciata».

La lettura del cavaliere solitario che sconfigge i burocrati e conquista protocolli innovativi e cure mai applicate, non la convince?

«Ma qualcuno crede veramente che la Sanità cambia per effetto di singole stagioni politiche o grazie a leadership autoproclamate indispensabili? La sanità, se parliamo seriamente, cambia attraverso programmazione, continuità amministrativa, investimenti nelle competenze e nel personale. Governare la sanità è difficile, ed è stato ripetuto più volte. Lo è sempre stato e lo sarà anche per chi arriverà domani. Ma chi amministra non può togliere la speranza né agli operatori né ai pazienti: la sanità pubblica vive anche di fiducia nei processi, nelle istituzioni e nelle persone che vi operano».

Una fiducia che in questi ultimi anni è venuta drammaticamente meno, a fronte di un crollo delle prestazioni. La politica ha cercato di dare risposte attraverso slogan e con atti regolatori, ma è fallita in entrambi i casi. Per quale motivo?

«Perché la classe politica si è confrontata con le emergenze sanitarie senza tener conto di due fattori fondamentali: perseveranza e tempo. Servono scelte che vadano oltre le singole figure e oltre il ciclo politico. Non possiamo far dipendere la sanità sarda da chi la racconta, ma da chi la costruisce giorno dopo giorno con professionalità, misura e senso del servizio pubblico. La gravità della situazione, escluse le affermazioni di Bartolazzi, merita un confronto serio, rispettoso e aderente alla realtà».

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