Assalti ai portavalori, latitante arrestato dalla polizia nel Sassarese: ecco chi è
Era nascosto nelle campagne di Thiesi. Sconterà undici anni
Sassari È finita qualche giorno fa, dopo un mese, nelle campagne di Thiesi, la latitanza di Franco Giuseppe Chessa, 55 anni, originario di Irgoli, in provincia di Nuoro, da anni nel mirino delle forze dell’ordine per il suo presunto ruolo negli assalti a portavalori e caveau di istituti di vigilanza privata e considerato uno dei punti di riferimento di un gruppo specializzato in colpi spettacolari: l’uomo è stato arrestato dalla polizia di Stato e accompagnato nel carcere di Bancali, dove dovrà scontare oltre undici anni di reclusione.
L’ordine di carcerazione era stato emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Cagliari a seguito della pronuncia della Corte di Cassazione, che ha reso definitive le condanne per una serie di gravi reati legati a rapine paramilitari, e appena appresa la decisione della Suprema Corte, Chessa, che secondo gli inquirenti aveva una condanna definitiva a 13 anni e 5 mesi, si era sottratto alla giustizia iniziando una latitanza durata oltre un mese.
A localizzarlo e convincerlo a costituirsi sono stati gli investigatori della Squadra Mobile di Sassari coordinati dal dirigente Michela Mecca, che hanno condotto un’intensa attività investigativa e un delicato lavoro di persuasione verso persone vicine al latitante, fino a quando Chessa ha deciso di presentarsi spontaneamente nell’agro di Thiesi, ponendo fine alla fuga. Il suo nome non è nuovo alle cronache: già nel 2021 era indicato come figura centrale nell’operazione “La Ditta”, inchiesta condotta da polizia e Guardia di finanza sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari, che aveva smantellato un gruppo criminale definito dal gip di “eccezionale pericolosità”.
Secondo gli inquirenti, la banda si riuniva in ovili isolati del Nuorese e del Sassarese per pianificare assalti a portavalori e rapine milionarie, utilizzando armi da guerra, auto rubate e tecniche paramilitari, e Chessa, allevatore di Irgoli, sarebbe stato il coordinatore dei gruppi più attivi, con basi operative tra Thiesi, Bonorva, Irgoli e Fiumesanto. A lui erano stati attribuiti l’assalto al portavalori Vigilpol a Bonorva nel 2015, con un bottino di circa 500mila euro, la rapina al caveau Mondialpol di Sassari nel 2016 da cui furono sottratti circa 11 milioni di euro e il tentato assalto al caveau Mondialpol del 2020, sventato grazie alle intercettazioni, oltre alla rapina al supermercato Conad di Ittiri nel 2019 durante la quale i dipendenti furono legati e rinchiusi in uno sgabuzzino mentre i complici fuggivano con un furgone. Ma per questi due episodi (l’assalto del 2016 e la rapina del 2019 a Ittiri) era stato assolto. Era stato condannato invece per il fallito assalto del 2020 e per l’assalto al portavalori Vigilpol a Bonorva nel 2015.
Le indagini hanno anche accertato che Chessa custodiva armi da guerra, tra cui mitragliatrici Uzi, Kalashnikov, fucili automatici e bombe a mano, oltre a ingenti somme di denaro, comprese le banconote macchiate provenienti dalle rapine, che la banda chiamava con eufemismi come “indumenti da lavare” o “formaggio”, e che la struttura del gruppo fosse modulare, composta da “ditte” che si riorganizzavano a seconda dei colpi da mettere a segno, continuando a pianificare assalti anche dopo l’operazione “La Sfida” del 2016, che aveva portato all’arresto di 23 persone. Con l’arresto e il trasferimento a Bancali, Chessa inizia ora a scontare la pena definitiva.
