Indagini dell’Agenzia delle entrate sui bonifici ai familiari: come non rischiare problemi col Fisco
Una recente sentenza della Corte di Giustizia tributaria ha posto un limite agli accertamenti
Trasferire denaro a figli o altri parenti è un gesto comune, ma può attirare l’attenzione del fisco se non accompagnato da una causale precisa e documentazione adeguata. Una recente sentenza della Corte di Giustizia Tributaria della Puglia, come anticipato dal Messaggero, ha posto un limite importante agli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate sui bonifici familiari.
Il caso
Il caso ha riguardato una società con socio unico, destinatario di contestazioni fiscali basate su versamenti sospetti: alcuni effettuati direttamente dal socio alla società, altri provenienti dalla madre pensionata e dalla sorella, dipendente pubblico. In primo grado, la Commissione provinciale di Bari aveva accolto la tesi del fisco, ma in appello la decisione è stata ribaltata. Secondo i giudici, i movimenti erano tracciabili e giustificati: i versamenti del socio erano qualificabili come finanziamenti infruttiferi, mentre quelli dei familiari avevano natura solidaristica e provenivano da redditi già tassati alla fonte. La Corte ha quindi chiarito che il sostegno economico tra parenti è parte della normale dinamica familiare e non può essere considerato automaticamente come reddito occulto.
Causali chiare
La sentenza sottolinea l’importanza di causali chiare nei bonifici: formule come “sostegno spese familiari”, “regalo” o “anticipo acquisto immobile” aiutano a evitare equivoci. In caso di trasferimenti significativi, è inoltre consigliabile valutare la registrazione formale, soprattutto se si tratta di donazioni. Dal punto di vista fiscale, infatti, le donazioni dirette e indirette sono soggette a norme precise. Quelle indirette – come i bonifici – sono tassabili solo se emergono in sede di accertamento o se vengono registrate. In assenza di documentazione, si rischia un’imposta dell’8% anche tra familiari.
