Straordinaria scoperta: Otzi, l’homo sapiens con il dna sardo, aveva il papilloma virus
Secondo uno studio condotto da ricercatori dell’Università federale di San Paolo si aggiungerebbe al lungo elenco di patologie di cui soffriva
Ötzi, la mummia di homo sapiens ritrovata nel 1991 e vissuta oltre 5mila anni fa sulle Alpi al confine tra Italia e Austria, continua a raccontare nuove storie. Dopo la scoperta del legame genetico con la Sardegna, si aggiunge un nuovo tassello sullo stato di salute dell’Iceman. Secondo uno studio condotto da ricercatori dell’Università federale di San Paolo e diffuso su bioRxiv, nel Dna estratto dalla mummia sarebbero presenti tracce del papillomavirus umano Hpv16, un ceppo oggi associato a numerosi tumori dell’apparato genitale e della gola. Tracce del virus sono state trovate anche nei resti di un altro individuo noto come Ust-Ishim, un Homo sapiens vissuto circa 45 mila anni fa nella Siberia occidentale.
Se confermata, sarebbe una delle più antiche evidenze del virus nell’uomo. L’Hpv si aggiungerebbe a un elenco già lungo di malanni: fratture ossee pregresse, parassiti intestinali, carie dentarie, livelli elevati di colesterolo, segni di aterosclerosi e intolleranza al lattosio. Un profilo clinico complesso che restituisce l’immagine di un uomo segnato da una vita dura, ma anche una straordinaria testimonianza biologica delle condizioni di salute degli europei preistorici.
Due anni fa la scoperta del legame genetico con la Sardegna. Gli studi sul Dna di Otzi hanno infatti dimostrato che la sua linea paterna appartiene a un antico substrato genetico arrivato in Europa dal Vicino Oriente durante le grandi migrazioni del Neolitico. Un patrimonio che nel resto del continente si è quasi del tutto estinto, ma che in Sardegna è sopravvissuto grazie all’isolamento geografico. Non un’origine sarda diretta, dunque, ma una radice comune che affonda negli stessi antenati di circa 8.000 anni fa.
