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Elezioni Comunali 2024
Il voto

A Sassari si è chiusa la stagione del progetto Civico, disastro Centrodestra

di Roberto Sanna
A Sassari si è chiusa la stagione del progetto Civico, disastro Centrodestra

L’esperimento vincente del 2019 non si è ripetuto: la città stavolta ha scelto di tornare ai partiti tradizionali

10 giugno 2024
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Sassari Il progetto civico si ferma qui, almeno per quanto riguarda il governo della città. Cinque anni fa Nanni Campus aveva fatto saltare il banco al ballottaggio, dopo essere arrivato dietro Mariano Brianda e al centrosinistra al primo turno, stavolta la coalizione senza partiti ufficiali guidata da Nicola Lucchi non si è ripetuta. Politicamente è il dato più rilevante (così come è stato rilevante che una città a lungo considerata un punto di riferimento della politica nazionale vedesse trionfare un gruppo di liste civiche) ma non l’unico: la tornata elettorale si chiude con dure sconfitte per due candidati eccellenti come Mariano Brianda e Gavino Mariotti. Giuseppe Palopoli, il vero outsider di queste elezioni comunali, forse sperava di trovarsi coinvolto in una situazione di ballottaggio per agganciarsi a un’alleanza, invece non ha raccolto molto anche se il suo seggio in consiglio comunale è rimasto in bilico fino all’ultimo ieri notte.

Lo stop al primo turno del gruppo civico fa sicuramente rumore, anche perché un ballottaggio, durante la campagna elettorale, era sembrato se non l’ipotesi più probabile almeno qualcosa di molto realistico. Ed è un segnale che arriva dalla città visto che nelle liste c’erano diversi amministratori uscenti che di fatto si sono sottoposti al giudizio diretto dei sassaresi: gli assessori Antonello Sassu, Maria Alessandra Corda, Carlo Sardara e Virginia Orunesu, il presidente del consiglio comunale Maurilio Murru, alcuni consiglieri comunali e lo stesso Nicola Lucchi era assessore uscente. Resta ora da capire se, una volta all’opposizione, i civici riusciranno comunque a resistere uniti e dare continuità alla loro azione nei prossimi cinque anni o queste elezioni segneranno la fine della loro avventura.

Il ritorno della “politica con le sigle” al governo della città non nasconde però le difficoltà ormai croniche dei partiti del centrodestra. Rispetto al 2019, quando a guidare quella coalizione fu Mariolino Andria, il dato è stato praticamente lo stesso, attorno al 16 per cento e uguale è stato anche il terzo posto in classifica. Cinque anni, evidentemente, non sono serviti e già i dati dello scorso febbraio alle elezioni regionali avevano lanciato segnali importanti in questa direzione. Nemmeno la scelta di designare un candidato sindaco di spicco come quello del rettore dell’Università ha spostato le percentuali e il raccolto complessivo è stato misero: Fratelli d’Italia, partito che è pur sempre alla guida del governo nazionale, è rimasto ben sotto il 10 per cento , Forza Italia non è arrivata al 3 raggiungendo, voto più voto meno, lo stesso risultato dell’unica lista civica di Giuseppe Palopoli. I sardisti, che comunque fino a qualche mese fa guidavano la Regione, sono rimasti sotto il 2 per cento così come i Riformatori non hanno fatto la differenza come forse qualcuno poteva aspettarsi.

Altro nome di spicco che ha raccolto poco rispetto alle previsioni è stato quello di Mariano Brianda, che dopo cinque anni si è ripresentato alla competizione elettorale questa volta guida di un gruppo di liste civiche prendendo anche lui le distanze dalle sigle ufficiali: è rimasto attorno al 5 per cento con il suo movimento della Costituente per Sassari, risultato comunque scarno anche per quelle che erano le aspettative degli avversari.

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