La Nuova Sardegna

Sassari

Il caso

Cadde dopo la fisioterapia, l’Aou deve pagare 100mila euro

di Nadia Cossu
Cadde dopo la fisioterapia, l’Aou deve pagare 100mila euro

L’incidente nell’Unità di Riabilitazione dell’ospedale Civile. L’avvocato della paziente: «Vita distrutta, il tribunale ci ha dato ragione»

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Sassari L’Azienda ospedaliera universitaria di Sassari e la sua compagnia assicuratrice sono state condannate dal giudice Stefania Deiana (sezione civile del tribunale) a pagare oltre 100mila euro di danni a favore di un’anziana che sei anni fa rimase vittima di una brutta caduta all’ospedale Civile di Sassari in seguito alla quale riportò gravi e permanenti conseguenze fisiche.

L’episodio che ha visto suo malgrado protagonista una 73enne sassarese (all’epoca aveva 67 anni) risale al 2019. La donna si era sottoposta a una serie di sedute di fisioterapia negli ambulatori della Struttura di recupero e riabilitazione funzionale dell’ospedale Santissima Annunziata cui si era rivolta per risolvere una tendinite alla spalla destra.

La paziente aveva appena terminato l’ultima delle dieci sedute che le erano state prescritte. Il “trattamento” era stato eseguito su un apposito letto sollevabile che consentiva al fisioterapista di lavorare meglio sulla spalla. Ma una volta conclusa la seduta la signora era caduta malamente a terra. Mentre provava a rialzarsi le era infatti venuto a mancare l’appoggio sotto i piedi perché il letto, sollevato durante la seduta fisioterapica, non sarebbe poi stato rimesso all’altezza iniziale. La donna aveva riportato una frattura del collo del femore sinistro e aveva anche subìto un intervento chirurgico di “sostituzione totale dell’anca”.

Un incubo che era finito nero su bianco su una diffida all’Aou con richiesta di risarcimento danni presentata dall’avvocato Luigi Pisanu cui la 67enne si era rivolta per essere tutelata. Diffida che non era però andata a buon fine. Non essendoci infatti stato alcun riscontro in termini di risarcimento del danno l’avvocato Pisanu l’anno scorso si era visto costretto a radicare la causa per responsabilità medica davanti al tribunale.

A distanza di sei anni dai fatti l’Aou e la compagnia assicuratrice sono stati condannati. In particolare è stato accertato che “il lettino da cui era caduta la paziente si trovasse in posizione rialzata per le manovre fisioterapiche – è scritto nella sentenza – e non risulta che alla signora siano state impartite dal personale sanitario istruzioni che le vietassero di scendere dal lettino in attesa che esso fosse riposizionato verso il basso né altre indicazioni dirette a procedere in condizioni di sicurezza alla discesa”.

Il giudice ha tenuto conto anche di una perizia che venne eseguita: “Deve ritenersi la sussistenza della responsabilità sanitaria, risultando ampiamente condivisibili le osservazioni contenute nella perizia espletata in sede di atp (accertamento tecnico preventivo) circa i precisi obblighi di prevenzione e di protezione a carico degli operatori del reparto, anche avuto riguardo al dovere dei sanitari di valutare le concrete condizioni del paziente, nella specie anziana e già per questo dotata di mobilità ed equilibrio limitati”.

Per il giudice “è assodato che se il lettino avesse avuto le protezioni laterali sollevate e l’altezza fosse stata disposta in modo tale che si potessero poggiare i piedi per terra, la paziente non sarebbe caduta. In buona sostanza, l’assenza di spondine di protezione, pacificamente non presenti, e prima ancora il fatto che la paziente sia stata lasciata scendere in autonomia, senza che il personale presente le avesse fornito alcuna puntuale istruzione al riguardo, mentre il lettino si trovava ancora in posizione rialzata, costituiscono elementi rivelatori quantomeno di una non sufficiente diligenza nell’assolvimento di quegli obblighi di prevenzione degli infortuni e di tutela della piena sicurezza dei pazienti che gravano sulla struttura sanitaria”.

«Il Tribunale – ha commentato l’avvocato Luigi Pisanu – ha ritenuto violate le regole di prudenza e di cautela in presenza di pazienti con comprovata fragilità. E ciò a prescindere dalla mancata negligente predisposizione di linee guida codificate anche per i pazienti non ricoverati, ossia ambulatoriali, che ora si spera siano adottate».

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