La Nuova Sardegna

Sassari

L’inchiesta

Mario Sedda trascorse la sera con l’assassino: si cerca un’altra persona

di Luca Fiori
Mario Sedda trascorse la sera con l’assassino: si cerca un’altra persona

Le telecamere di videosorveglianza hanno ripreso la vittima con due giovani prima di morire

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Sassari Alle 23.53 del 29 marzo del 2021 Mario Sedda è ancora vivo e insieme ad altre due persone percorre la ex 131 verso il centro abitato di Porto Torres. Sono le immagini del sistema di videosorveglianza pubblica cittadina a immortalare il poeta di strada di 39 anni, con in spalla il suo zainetto, poco prima di essere ucciso e abbandonato in un campo alla periferia della città. Delle due persone che si trovavano con lui una – secondo gli inquirenti – è Emanuele Sircana, il 20enne arrestato all’alba di mercoledì dai carabinieri con l’accusa di aver ucciso Mario Sedda e poi infierito sul cadavere, deturpando il corpo. Il ruolo dell’altra - nelle fasi dell’omicidio e in quelle successive - è ancora al vaglio della magistratura e non si escludono importanti novità già nelle prossime ore. Nel video - analizzato fotogramma per fotogramma dagli investigatori - si vedono le tre persone attraversare l’incrocio di via dell’Erica e poi fermarsi nell’area verde dove è stato poi ritrovato il corpo della vittima, in un orario compatibile con la morte di Mario Sedda.

Era stata una fonte confidenziale a marzo del 2023 a raccontare agli investigatori di aver visto - la sera del 29 marzo del 2021 - Mario Sedda in compagnia di Emanuele Sircana e di un altro giovane (di cui aveva fatto nome, cognome e soprannome) nei pressi dei “palazzi grigi” nel quartiere Satellite di Porto Torres, a poca distanza dal luogo in cui venne ritrovato il corpo di Sedda. Il testimone aveva anche raccontato di aver visto i tre consumare alcolici e discutere con toni accesi. D’un tratto Emanuele Sircana avrebbe alzato la voce nei confronti degli altri due pronunciando la frase: «Adesso ditemi a chi dei due devo dare una lezione». Poi i tre si erano allontanati ma - sempre stando al racconto della fonte confidenziale -i toni erano ancora accesi. La svolta decisiva per chiudere il cerchio - a quattro anni dall’omicidio - è arrivata però a metà maggio di quest’anno, quando un testimone si è liberato di un peso che aveva da tempo sulla coscienza e ha ammesso che la mattina del 30 marzo del 2021 Emanuele Sircana gli aveva confessato di aver ucciso Mario Sedda, dopo avergli inviato alcune foto che lo ritraevano ferito e sporco di sangue e altre con abiti e scarpe imbrattati di sangue. Immagini che la perizia informatica disposta un anni fa dagli inquirenti ha consentito di recuperare nella memoria del telefono di Sircana e che il testimone ha riconosciuto. Secondo il medico legale il decesso di Mario Sedda era stato provocato da diverse ferite, inferte utilizzando un coltello con lama in ceramica della lunghezza di circa 20 centimetri e da una grossa pietra. Il coltello e la pietra erano stati trovati accanto al cadavere. Inoltre dagli accertamenti medico legali era emerso che la tortura subita da Mario Sedda si era protratta nel tempo, mentre il 39enne versava in uno stato di incoscienza, descrivendo l’atto come una tortura inflitta in un momento di incapacità di reagire della vittima che - era stato accertato - prima di morire aveva assunto grosse quantità di sostanze alcoliche e non era quindi in grado di difendersi. Domani mattina alle 9, accompagnato dal suo difensore l’avvocato Alessandra Delrio, Emanuele Sircana comparirà a Sassari davanti al giudice delle indagini preliminari del tribunale dei minorenni, per l’interrogatorio di garanzia e se vorrà potrà fornire la sua versione dei fatti. Più probabile che in questa fase la strategia difensiva sia quella del silenzio. 

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