Emergenza rifiuti su strade provinciali e comunali: controlli e multe salate non bastano
Anas: «Puliamo e il giorno dopo è tutto da rifare». Bassu: «Sistemi di raccolta inadeguati»
Sassari Ce ne sono per tutte le esigenze. Lunghissime guaine per coprire i cavi elettrici e tubi da giardino, di quelli per l’irrigazione. Cassette di plastica o di cartone. Piastrelle per la cucina, mattonelle per il pavimento e plafoniere. Ma anche bottiglie e lattine di birra e pizza. No, non è l’offerta di un grande negozio per il fai da te o l’arredo, di quelli dove puoi pure pranzare, ma sono i bordi della strada statale 131.
Uscendo da Sassari, subito dopo lo svincolo per Porto Torres e ancora al chilometro 219, 220, 221 e così via, in ogni piazzola ci sono rifiuti edili, reti e ferraglia, ma soprattutto sacchi pieni di plastica, il cui contenuto è spesso disseminato lì intorno e intasa i canali di scolo. Una piaga, quella dell’abbandono dei rifiuti, che ora è una vera e propria emergenza e coinvolge spiagge, pinete, sentieri e le zone periferiche di città e di piccoli Comuni. Una situazione paradossale, vista anche la maggiore consapevolezza globale sul tema della tutela ambientale.
L’abbandono dei rifiuti sulle strade è un fenomeno purtroppo molto comune che oltre a danneggiare l’ambiente comporta una serie di problemi rispetto all’individuazione - sotto il profilo giuridico - delle responsabilità e dei criteri di accertamento. E in presenza di determinate condizioni è possibile che venga chiamato a rispondere non solo chi commette l’atto illecito (ciòè abbandona i rifiuti) ma anche chi è proprietario o ha la disponibilità del luogo dove avviene l’abbandono. In genere Anas per la parte statale, Provincia e Comuni.
«Gli interventi ci sono – spiegano i tecnici dell’Anas – ma il fenomeno è talmente imponente che le operazioni di pulizia vengono vanificate in poche ore. Le aree ripulite, con l’impiego di risorse importanti, dopo qualche ora tornano nelle stesse condizioni di prima. Il problema si aggrava d’estate con l’aumento della popolazione per i flussi turistici. Tra gli “sport” più praticati c’è quello del lancio delle buste dalle auto in corsa. Una partita difficile da giocare se non si rafforza la politica della prevenzione e del rispetto dell’ambiente come bene comune. É un assedio».
Sull’emergenza, Carla Bassu, professoressa ordinaria di diritto pubblico comparato all’Università degli studi di Sassari, ha sviluppato una riflessione, il cui fulcro è la necessità di efficientare i sistemi di raccolta da parte degli enti locali, tenendo conto delle specificità del territorio, fare maggiori controlli e inasprire le sanzioni. Sanzioni che per l’abbandono della spazzatura dai veicoli sono già più severe. Dal 9 agosto scorso, complice una novità tecnologica, le multe sono più alte e, nei casi più gravi, è previsto l’arresto. Il paradosso «L’applicazione di modelli di raccolta differenziata capillare, negli ultimi cinque anni, è corrisposta a un peggioramento della condizione dell’ambiente, sempre più sporco». Carla Bassu entra a gamba tesa sulla questione e attribuisce parte delle responsabilità alle amministrazioni, che hanno perso il contatto con la realtà e che, nel tentativo di proteggere l’ambiente, lo danneggiano. «Posto che la colpa è dei trogloditi incivili che scaricano i rifiuti nella natura – dice Bassu, affidando il suo pensiero anche al blog “Appunti costituzionali” – di fatto gli enti locali, il cui compito è conoscere e gestire la realtà di prossimità, non ascoltano le esigenze dei cittadini e creano situazioni irrazionali che mettono in difficoltà anche quelli più virtuosi. Basti pensare che il alcune zone, per il porta a porta, è stato imposto un orario notturno per il conferimento rifiuti».
Un altro problema riguarda, poi, le aree rurali. «Il porta a porta lì non può funzionare – continua la docente – perché i bidoni in attesa di essere ritirati vengono sistematicamente ribaltati dalla fauna selvatica, che sparpaglia ovunque il contenuto». Sul fronte delle sanzioni, Carla Bassu ribadisce che «chi sparge rifiuti a terra non ha scusanti e merita di essere sanzionato profumatamente».
Il Comune di Sassari ha ingaggiato da tempo una sfida determinata con gli “inquinatori” installando fototrappole e telecamere in punti strategici che hanno cominciato a dare risultati importanti. «Ogni anno vengono emesse centinaia di sanzioni – afferma Gianni Serra comandante della polizia locale – per il 2025 siamo già arrivati a quota 500. Un numero rilevante che sottolinea come la strada sia quella giusta ma l’operazione del contrasto da sola non è sufficiente e per questo c’è un investimento importante nelle campagne per la tutela dell’ambiente che parte dalle scuole. Per la stagione estiva abbiamo schierato 32 agenti che hanno vigilato in modo specifico sul rispetto delle regole ambientali e del vivere civile. Nel corso dell’anno abbiamo sequestrato discariche e aree trasformate in deposito di rifiuti nel territorio comunale. Per vincere la battaglia però è necessario il contributo e la collaborazione di tutti».