Commercio, troppe attività chiuse. «Ma il turismo premia Olbia»
La ricetta conto la crisi: migliorare i centri urbani ed eventi tutto l’anno
Olbia Quasi 118mila attività al dettaglio, oltre a 23mila “banchi” del commercio ambulante. Questo il triste perimetro delle attività commerciali chiuse tra il 2012 e il 2024 in tutta Italia. Un dato allarmante che registra però, una volta ancora, la peculiarità di Olbia, resiliente e in controtendenza in un mercato che vede abbassarsi sempre più “serrande” commerciali anche in territori ad alta densità turistica. Olbia guida la pattuglia di città del centro e sud Italia che vantano un primato nazionale, dove le chiusure ci sono, ma in percentuale molto inferiore rispetto ad altre realtà metropolitane nazionali.
Numeri alla mano, a Olbia nei 12 anni presi in considerazione risultano chiuse solo l’8,6% di attività, calcolando il saldo tra aperture e chiusure. La situazione è particolarmente drammatica nel nord Italia dove si concentra la quota maggiore di chiusure, mentre nel centro-sud si registra una maggiore resilienza. Infatti, oltre Olbia, a Crotone ha chiuso solo il 6,9% dei negozi, a Frascati l’8,3%, Andria il 10.3% per finire con Palermo l’11,2%. Numeri ben diversi rispetto a quelli di Ancona (-34,7%), Gorizia (-34,2%), Pesaro (-32,4%), Varese (-31,7%) e Alessandria (-31,1%) dove si sono spente le luci di una vetrina su tre. Questi i principali risultati della decima edizione dell’analisi «Demografia d’impresa nelle città italiane» realizzata dall’ufficio studi di Confcommercio, in collaborazione con il Centro studi Guglielmo Tagliacarne. Una ricerca contro la desertificazione commerciale, vera e propria emergenza che cresce di pari passo con il senso di insicurezza dei cittadini.
«Olbia è una delle città con la resilienza maggiore, esiste una sorta di compensazione della domanda turistica rispetto alla domanda complessiva del territorio – sottolinea Edoardo Oggianu, presidente Confcommercio Gallura e vicepresidente della Confcommercio Nord Sardegna –. Nella stagione estiva sale la domanda e c’è una tendenza positiva legata ad attività collegate con i flussi turistici. Una caratteristica peculiare della nostra zona, caratterizzata dal turnover generazionale delle attività che si trasformano da primarie in ristorazione, somministrazione e accoglienza. Quindi, è normale che si riesca ad ottenere un valore positivo, o forse è meglio dire meno negativo, rispetto alla tendenza nazionale delle chiusure di attività commerciali».
Sono i dati Istat a fotografare il fattore di crisi del dettaglio: tra il 2015 e il 2024 il valore delle vendite online a livello nazionale ha messo a segno un +178,6%, i discount il +65,2%, i supermercati il 22,2%. Gli acquisti online, forse ancor più della grande distribuzione, hanno rovinato i piccoli commercianti e alcune politiche, in linea generale, non ne hanno agevolato lo sviluppo.
Confcommercio a livello nazionale ha così messo a punto cinque mosse contro la desertificazione. Sono quelle del progetto “Cities”, sviluppate in collaborazione con le associazioni territoriali, che puntano a migliorare i centri urbani e rafforzare le economie di prossimità promuovendo il ruolo del terziario di mercato nell’ambito di un nuovo modello di sviluppo urbano basato su sostenibilità, comunità e identità. Si deve partire con la rigenerazione dello spazio pubblico e dei quartieri: rafforzare il coinvolgimento delle economie di prossimità e delle loro rappresentanze nella rigenerazione degli spazi pubblici.
Infine, tornando al commercio cittadino, il turnover viene confermato dai dati forniti anche dall’Ufficio studi della Camera di commercio, che ha fatto un’analisi sulle imprese attivate e su quelle cessate nel Comune di Olbia nel 2023 e 2024: nel 2023 le attività attive nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio erano 1769: nel 2024 sono scese a 1711 (58 in meno). Cresciute le attività immobiliari (da 368 a 398) e le imprese di costruzioni (da 1.706 a 1.742) e quelle manifatturiere da 514 hanno toccato a quota 540.