Giù dal quarto piano per sfuggire al fidanzato: «Sotto cura per il trauma»
Parla il legale di Claudia Chessa: «Ciò che è accaduto a Malta è molto delicato»
Arzachena «Quello che è accaduto a Malta è un caso molto delicato. Non posso addentrarmi nello specifico dei fatti anche per rispetto delle indagini in corso, ma di sicuro non si può minimizzare il tutto in un semplice litigio tra una coppia, come è stato affermato, quando, invece, quella notte, ci sono state delle violenze. Tutte le coppie hanno delle discussioni ed è, infatti, la mia stessa assistita, Claudia Chessa, a dare atto dell’alterco con il compagno. Ma quella notte lei ha subìto violenza fisica e psicologica e a tutt’oggi segue un percorso terapeutico volto a superare il gravissimo trauma patito». L’avvocato Pasquale Filigheddu assiste Claudia Chessa, la ragazza di Arzachena che nella notte tra il 22 e il 23 gennaio scorso si era lanciata dal terrazzino del quarto piano di un hotel, a Malta, per sfuggire, all’aggressione del suo fidanzato, Alessio Lupo Rivera, 28 anni, anche lui di Arzachena.
Le attività d’indagine da parte della Procura di Tempio sono ancora in corso. Il procuratore Gregorio Capasso, titolare dell’inchiesta, ha aperto un fascicolo e indagato per maltrattamenti e lesioni il giovane arzachenese, difeso dall’avvocato Egidio Caredda. «Vorrei precisare – dice ancora il legale della ragazza – che la mia assistita non ha mai affermato di essere stata spinta dal fidanzato, ma ha sempre detto di essere stata lei ad essersi calata dal balcone per paura delle ripercussioni successive». Quella notte Claudia Chessa si era lanciata dal quarto piano dell’H-hotel di Paceville durante una violenta discussione col fidanzato che era cominciata in discoteca ed era proseguita in maniera ancora più accesa in albergo. «Stavamo litigando e mi ha aggredita fisicamente, mi ha colpita con pugni al volto e al petto, fratturandomi una costola, mi ha dato morsi ai piedi, mi ha detto che mi avrebbe ammazzata. Temevo per la mia vita, così sono scappata in bagno e sono andata sul balcone, ho scavalcato la ringhiera e mi sono lasciata cadere», aveva detto Claudia Chessa, raccontando in un’intervista a Pomeriggio Cinque quel drammatico litigio con il fidanzato.
La ragazza era stata ricoverata all’ospedale di Malta dove aveva subìto un intervento chirurgico alla schiena, gravemente lesionata dopo un volo di dodici metri, fortunatamente attutito dal tendone di un gazebo al pian terreno dell’hotel. Era stata sentita nell’immediatezza dei fatti dalle autorità maltesi e, poi, al suo rientro in Gallura, dalla Procura di Tempio che, come detto, sulla vicenda ha aperto un fascicolo e indagato il giovane. Aveva presentato denuncia alla questura di Sassari che ha svolto accertamenti in collaborazione con le autorità maltesi. A Malta sono stati acquisiti e sequestrati i telefoni cellulari di entrambi i ragazzi. Quello di Chiara Chessa è ancora nelle mani delle autorità locali, l’altro, è stato dissequestrato su richiesta del difensore, e restituito ad Alessio Lupo Rivera.
Il 28enne si è sempre difeso sostenendo che tra loro c’era un rapporto tossico, che litigavano spesso, e qualche volta erano venuti anche alle mani. Ma ha sempre negato di aver messo in pericolo, quella notte, la vita della sua fidanzata. Una versione dei fatti che, secondo il suo difensore, troverebbe conferma in un video che lo stesso indagato aveva registrato nella camera d’albergo durante il litigio. «Anche quella sera avevo registrato con il telefonino. Ormai registravo proprio a mia tutela tutto ciò che accadeva», ha detto il giovane. Si attende ora la conclusione delle indagini. «Abbiamo piena fiducia nell’operato della Procura di Tempio – dice l’avvocato Pasquale Filigheddu –. I fatti sono accaduti in un paese straniero, pertanto, i tempi delle indagini si dilatano naturalmente. In merito alle prove che, secondo la difesa di Alessio Lupo scagionerebbero quest’ultimo dai fatti denunciati, mi limito a precisare che saranno i giudici a valutare e giudicare i fatti accaduti quella notte, come previsto dal nostro ordinamento».