La Nuova Sardegna

Olbia

L’intervista

Olbia, parla Rino Piccinnu: «La Provincia è ripartita. Io sindaco? Decide il Pd»

di Dario Budroni
Olbia, parla Rino Piccinnu: «La Provincia è ripartita. Io sindaco? Decide il Pd»

Nel giro di pochi giorni lascerà l’ente di via Nanni e il consiglio comunale. «Nizzi? Ci vado d’accordo». E sul centrosinistra: «Può vincere»

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Olbia Saranno lunghe giornate di strette di mano. Mercoledì 17 settembre saluterà ufficialmente il consiglio comunale dopo 18 anni, come aveva deciso prima ancora delle amministrative. Al suo posto Mimmino Sciretti. Da fine settembre, invece, non sarà più neanche amministratore straordinario della Provincia Gallura. Rino Piccinnu, ex assessore comunale ed esponente di rilievo del Pd olbiese con radici democristiane, esce insomma di scena. Ma solo fino a un certo punto. «Resterò a disposizione del mio partito», dice lui. Magari per ritentare la corsa alla fascia tricolore della sua città? Si vedrà: «Se nel partito non mi vogliono come sindaco, non sarò certo io a candidarmi». A un paio di settimane dalle prime elezioni provinciali, Rino Piccinnu tira così le somme dei suoi 12 mesi alla guida del neonato ente di via Nanni. Parla di ciò che è stato fatto, ma anche del futuro del centrosinistra a Olbia, delle dinamiche nel Pd e pure del suo rapporto sia personale che politico con il sindaco Settimo Nizzi. Proprio colui che, essendo l’unico candidato alla presidenza della Provincia, il 29 settembre prenderà di fatto il suo posto.

Piccinnu, ha amministrato la Provincia con l’obiettivo di far resuscitare l’ente. Che anno è stato?

«Molto proficuo, abbiamo lavorato fin dal primo giorno. Ma bisogna sottolineare il fatto che la Provincia non è mai morta: era intestata a Sassari, ma era sparita da ogni palinsesto. Abbiamo rimesso in moto un ente con personale ormai demotivato e reperito risorse per realizzare cose piuttosto importanti. Pensiamo alla strada di Monte Pino: dal giorno dell’alluvione non è stato battuto un colpo, mentre adesso contiamo di inaugurarla entro fine anno. Le soluzioni sono state trovate insieme all’assessore regionale ai Lavori pubblici Antonio Piu. Si è impegnato tantissimo, a lui va il ringraziamento di tutta la Gallura. Non è stato facile. Dal punto di vista burocratico, per uscire dal baratro abbiamo dovuto affrontare di tutto. Credo che il ponte sullo stretto di Messina avrà meno prescrizioni. Comunque abbiamo sbloccato tanti altri cantieri stradali. Penso alla Alà dei Sardi-Padru e alla rotatoria all’ingresso nord di Olbia, presto ci sarà la gara. Nel territorio provinciale contiamo 800 chilometri di strade e partiranno tanti altri lavori. Anche per questo motivo le Province non sono mai state realmente cancellate: chi si occupa delle strade, delle scuole, dell’ambiente? Spesso si crede che le Province non siano altro che un poltronificio, ma non è così. Pensiamo che i futuri presidente e consiglieri non saranno pagati».

A proposito di scuole, la situazione delle superiori è sempre più drammatica.

«Gli edifici non riescono a contenere il numero degli studenti e serve un piano straordinario. Per questo ho avuto un incontro con la governatrice Todde e gli assessori Portas e Meloni. Da parte della Regione c’è stato un impegno importante. Uno degli obiettivi è quello di rifinanziare la costruzione del polo scolastico di Olbia che metterà insieme Amsicora, Mossa e Gramsci, ora tutte e tre in zona a rischio alluvione. Doveva essere costruito con i fondi Pnrr, ma poi è scoppiata la polemica sull’area in cui sarebbe dovuto nascere: la zona industriale. A me, personalmente, l’idea non sarebbe dispiaciuta. Comunque, per via di quella discussione, il tempo è passato e sono stati persi 80 milioni Pnrr. Adesso il polo, se arriveranno le risorse, sorgerà vicino all’ospedale Giovanni Paolo II».

Parliamo delle elezioni provinciali del 29 settembre: lei è uno dei promotori della lista unitaria con Nizzi candidato presidente.

«Siamo in una fase costituente, in una fase istituzionale e non di partito. Avere una maggioranza e una minoranza non avrebbe avuto senso. Con la contrapposizione ciò che si può fare in sei mesi lo si fa in un anno. Poi abbiamo comunque i nostri rappresentanti di centrosinistra all’interno della lista. Mi sento ben rappresentato da loro».

Alcuni consiglieri del Pd di Olbia, invece, non la penserebbero allo stesso modo. Difficile che sostengano tutti la candidatura di Nizzi.

«Io, se fossi stato ancora in consiglio comunale, avrei votato convintamente sia la lista che Nizzi. In questo momento non lo vedo come uomo di Forza Italia, ma come colui che rappresenta l’unità del territorio».

Anche se è il vostro storico avversario?

«Personalmente non ho nulla contro di lui, ci vado d’accordo. Anche prima di questo mio ruolo istituzionale in Provincia. Non ci siamo mai azzannati, se non su questioni vere e serie. Quando ho ritenuto che avesse torto, in ogni caso, gliel’ho sempre detto pubblicamente».

Nel giro di pochi giorni lascerà tutti i suoi incarichi. Dopo cosa farà?

«Il nonno, ho tre nipotini. Poi ho il mio lavoro. Ma rimango anche a disposizione del mio partito: sono del Pd e resto nel Pd. Non è il massimo dei partiti ma è anche vero che è il meno peggio, è quello che più si avvicina al mio modo di vedere e di pensare la vita dei cittadini».

Ci pensa ancora a diventare sindaco? Nel 2016 si candidò alle primarie e il suo nome circolò anche nel 2021.

«Non è che non mi piacerebbe, è che sono consapevole di non essere nella testa di nessuno. Insomma, nessuno all’interno del mio partito pensa che io possa fare il sindaco. Quindi non ho alcuna speranza di diventarlo».

Ma la città è contendibile o resterà ancora un fortino del centrodestra?

«Era contendibile sicuramente nel 2016, quando abbiamo perso per 400 voti. Ma anche nel 2021, quando abbiamo perso per 1000 voti. Ce ne sarebbero bastati 500 più uno. A mancare, probabilmente, sono stati proprio i nostri. In Italia l’elettorato è diviso in parti uguali e vince chi riesce a motivare le proprie truppe dando una speranza alla propria gente. Nel 2027 potremo avere chance anche perché Settimo Nizzi non si potrà candidare. Ci sono anche tanti nostri elettori che lo votano. È un uomo solo al comando e devo riconoscere che 60 cose su 100 le azzecca, ma la politica non può dipendere dalla fortuna o dalla capacità di una sola persona. Io preferisco una politica condivisa, a patto che dopo un giorno di ragionamento e di discussione si prenda comunque una decisione. Non possono passare mesi. Noi, come centrosinistra, oggi potremmo fare anche dieci nomi di possibili candidati. Dall’altra parte, invece, non vedo nessuno che possa prendere il posto di Settimo Nizzi. Dovremo essere bravi a presentare una proposta convincente».

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