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Tribunale

Tragedia in mare a Capo Figari, collisione nave-peschereccio: l’equipaggio della Sharden chiede di patteggiare

Tragedia in mare a Capo Figari, collisione nave-peschereccio: l’equipaggio della Sharden chiede di patteggiare

Il comandante, il secondo ufficiale e il marinaio timoniere devono rispondere di omicidio colposo, naufragio e violazione al codice della navigazione

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Golfo Aranci A poco più di due anni dalla collisione tra la nave Sharden della Tirrenia e il peschereccio Alemax II, costata la vita al marinaio senegalese Diome Mandè, la tragedia di Capo Figari arriverà presto in tribunale. La notte del 10 agosto 2023, in seguito al violento impatto con la nave passeggeri, la piccola imbarcazione affondò: “Mandi” così lo chiamavano a Golfo Aranci, venne trascinato in fondo al mare, mentre il giovane comandante del peschereccio, Mario Langiu, allora 28enne, di Golfo Aranci, riuscì a salvarsi aggrappandosi alla zattera di salvataggio e sparando un razzo di segnalazione.

Nell’aprile scorso, il procuratore della Repubblica di Tempio Gregorio Capasso e il sostituto Mauro Lavra che hanno coordinato le complesse indagini sul naufragio, condotte dalla guardia costiera, avevano stabilito che la responsabilità di quanto avvenuto in quella tragica notte era stata della nave passeggeri. Tre le persone finite sotto accusa: il comandante della nave Luigi Coppola, il secondo ufficiale di coperta Mimmo Ceserale, e il marinaio timoniere Giacomo Mereu. Devono rispondere di omicidio colposo, naufragio e violazione al codice della navigazione. Ora i tre imputati, attraverso i loro legali, hanno chiesto di patteggiare la pena. 

L’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Tempio, Marcella Pinna, è stata già fissata. La camera di consiglio si terrà l’11 dicembre. Il comandante Coppola è difeso dagli avvocati Alfredo De Filippis e Lucio Della Pietra, Ceserale dagli avvocati Simone Vernazza e Matteo Aste, Mereu dall’avvocato Umberto Argiolas. Erano da poco passate le 23 quando la motonave Sharden  partita da Olbia e diretta a Livorno, entrò in collisione col peschereccio Alemax II, al largo di Capo Figari. Mario Langiu riuscì a salvarsi per miracolo aggrappandosi a una zatterra di salvataggio, il suo marinaio e amico Mandi, invece, venne trascinato in fondo al mare insieme alla barca. Il suo corpo fu recuperato tre mesi e mezzo dopo, la sera del 27 novembre, a 90 metri di profondità, dai sub specializzati del Comsubin. Per la Procura di Tempio, Coppola, Ceserale e Mereu, in concorso tra loro, avrebbero violato alcune norme sulla sicurezza della navigazione previste dal regolamento internazionale per prevenire gli abbordi in mare, non mantenendo durante la navigazione un appropriato servizio di vedetta visivo e non utilizzando in maniera adeguata la strumentazione presente a bordo, oltre a viaggiare a una velocità superiore rispetto a quella prevista per l’uscita dal porto di Olbia.

A causa di queste condotte, secondo le accuse, la Sharden entrò in collisione col peschereccio, provocando l’affondamento dell’imbarcazione, la morte di Diome Mandè e il ferimento di Mario Langiu. Per i pm galluresi, il comandante Coppola aveva anche l’obbligo, in ragione dell’urto provocato, di tentare di salvare l’equipaggio del peschereccio. Invece non diede immediato ordine di spegnere i motori e iniziare le ricerche di eventuali dispersi. Proseguì il viaggio, ritornando nel punto della collisione oltre mezz’ora dopo. L’avvocato Michele Pilia che assiste Mario Langiu ha sempre sostenuto che ci sia stata omissione di soccorso nei confronti del suo assistito da parte della Sharden(t.s.)

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