Omicidio di Cinzia Pinna, Ragnedda interrogato in carcere: «Mi ha aggredito e mi sono difeso»
Palau, il reo confesso ha ribadito ai magistrati la sua versione
Palau Arrestato due mesi fa, dopo aver confessato l’omicidio di Cinzia Pinna, Emanuele Ragnedda, è stato nuovamente interrogato. L’imprenditore 41enne di Arzachena, difeso dagli avvocati Luca Montella e Gabriele Satta, è stato sentito in carcere dal procuratore della Repubblica di Tempio, Gregorio Capasso, e dalla sostituta Noemi Mancini, che coordinano le indagini. Ai magistrati, il 24 settembre scorso, aveva confessato di aver ucciso a colpi di pistola la 33enne di Castelsardo nel suo stazzo, a Conca Entosa, indicando, poi, agli inquirenti il punto nella vasta tenuta, in cui aveva nascosto il corpo della vittima. Nell’interrogatorio avvenuto in carcere qualche giorno fa, Ragnedda avrebbe ribadito ai magistrati la stessa versione dei fatti già resa sia durante la confessione, che successivamente, davanti al gip: quella di aver reagito a un’aggressione da parte della ragazza che gli aveva puntato alla bocca un coltello. Una versione sulla quale si cercano riscontri con le varie attività d’indagine in corso, a cominciare dalle analisi in laboratorio da parte dei Ris di Cagliari di tutti i reperti raccolti durante i sopralluoghi nello stazzo di Conca Entosa.
Ma l’attenzione degli inquirenti è rivolta anche al contenuto del computer di Emanuele Ragnedda e al cellulare di Rosamaria Elvo, la sua fidanzata, indagata per favoreggiamento. Per la Procura di Tempio, avrebbe aiutato l’omicida nelle ore successive al delitto a ripulire le tracce di sangue. Il pc del reo confesso e il telefono della donna saranno analizzati nei prossimi giorni – le operazioni inizieranno il 28 novembre – con l’obiettivo di estrapolare conversazioni e messaggistica intercorsa tra i due, ma anche con altre persone, con particolare riferimento dal 12 settembre, giorno dell’omicidio, al 24 settembre, giorno della confessione di Ragnedda e del ritrovamento del cadavere della ragazza. Saranno analizzati tutti i dati ritenuti utili alle indagini, anche quelli eventualmente cancellati. Il perito informatico Andrea Cappai, nominato dalla Procura di Tempio, dovrà realizzare la copia forense del pc. Dagli inizi di settembre, Ragnedda non aveva il cellulare e utilizzava il computer per comunicare. L’accertamento tecnico non ripetibile sui dispositivi informatici permetterà di ricostruire quando e con chi ha avuto contatti Ragnedda, e sarà importante anche per chiarire il ruolo di Rosamaria Elvo nella vicenda. Lei nega di aver aiutato Ragnedda a occultare la scena del delitto. (t.s.)
