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Olbia

La sentenza

Ciro Grillo e gli amici condannati per violenza sessuale di gruppo, le motivazioni: «Fu uno stupro, la vittima è attendibile»

Ciro Grillo e gli amici condannati per violenza sessuale di gruppo, le motivazioni: «Fu uno stupro, la vittima è attendibile»

La vicenda in Costa Smeralda, i giudici: la colpevolezza degli imputati è comprovata al di là di ogni ragionevole dubbio

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Tempio La principale accusatrice di Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria è pienamente attendibile. Le sue dichiarazioni, secondo i giudici del collegio che il 22 settembre scorso li aveva condannati per violenza sessuale di gruppo, hanno trovato plurimi e convincenti elementi di riscontro, tali da consentire di ritenere comprovata, al di là di ogni ragionevole dubbio, la loro colpevolezza. Il collegio – presidente Marco Contu, a latere Marcella Pinna e Alessandro Cossu – lo spiega nelle oltre 70 pagine delle motivazioni appena depositate nelle quali condivide l’impianto accusatorio della Procura di Tempio. Accuse che per i giudici  hanno trovato pieno riscontro nelle dichiarazioni della ragazza, allora 19enne, e dei numerosi testimoni sentiti nel corso del processo. Ciro Grillo, figlio di Beppe il fondatore del Movimento 5 Stelle, Vittorio Lauria e Edoardo Capitta sono stati condannati a 8 anni di reclusione sia per lo stupro di gruppo nei confronti della studentessa italo norvegese che nel 2019 li denunciò, che per la violenza sessuale nei confronti della sua amica per un video e alcune foto scattate con i genitali sulla sua testa mentre lei dormiva sul divano.

Un episodio, quest’ultimo, che non veniva contestato, invece, a Francesco Corsiglia. A lui il collegio ha inflitto una pena un po’ più lieve, condannandolo a 6 anni e 6 mesi. Corsiglia è stato ritenuto responsabile di violenza sessuale per il rapporto avuto da solo con la ragazza,  mentre è stato assolto “per non aver commesso il fatto” da quella di gruppo. Per i giudici del tribunale di Tempio, ciò che accadde nella notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019 nella residenza estiva della famiglia Grillo, in Costa Smeralda, fu stupro. E non rapporti sessuali consenzienti, come i ragazzi, allora tutti 19enni, hanno sempre detto. 

Secondo la ricostruzione emersa, Lauria, Capitta e Grillo avevano violentato tutti assieme la studentessa dopo averla costretta a bere il cosiddetto “beverone” – uno di loro l’aveva afferrata per i capelli tirandole la testa all’indietro, l’altro le aveva messo la bottiglia in bocca costringendola a bere la vodka – e prima della violenza di gruppo, aveva subìto violenza sessuale dal solo Corsiglia, mentre gli altri tre erano all’ingresso della stanza che non la facevano passare, facendo una sorta di muro e partecipando di fatto tutti all’episodio (qualificato sempre 609 octies, violenza di gruppo). Le domande della difesa, secondo il collegio, non sono riuscite a scalfire la credibilità del narrato della vittima. I suoi “non ricordo”, i suoi vuoti di memoria erano determinati dal fatto che fosse ubriaca, aveva cominciato a bere dal pomeriggio, e dal profondo stato di choc e dissociazione dal proprio corpo dovuto alla violenza subìta. (t.s.) 

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