La Nuova Sardegna

Oristano

La decisione

Il ministero boccia i campi boe nel mare del Sinis

di Paolo Camedda
Il ministero boccia i campi boe nel mare del Sinis

Gelo con l’Area Marina Protetta che cercherà di ottenere delle modifiche

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Cabras Mercoledì 28 maggio, in seguito al nullaosta del ministero dell’Ambiente arrivato il giorno precedente, il Comune di Cabras ha provveduto ad approvare il disciplinare integrativo 2025 per l’Area Marina Protetta Penisola del Sinis-Isola di Mal di Ventre. La giunta, con particolare ritardo rispetto agli anni precedenti, ha subito provveduto ad adottare il regolamento, in modo da permettere all’Amp l’immediato rilascio delle autorizzazioni commerciali, sportive ed hobbistiche che erano rimaste senza riposta in tutti questi mesi. «Il disciplinare è quasi identico a quello del 2024 – spiega il direttore dell’Area marina protetta, Massimo Marras –. C’è soltanto un adeguamento delle tariffe, che non veniva fatto dal 2020, ma per il resto il contenuto era invariato dagli anni scorsi. Abbiamo inserito soltanto qualche punto di osservazione del mare in più, dato che gli operatori ce lo avevano chiesto».

Per il rilascio dell’autorizzazione ad esercitare la pesca sportiva e ricreativa in area C, quella con vincoli maggiori, ad esempio, le tariffe annuali sono ora di 80 euro per i non residenti, e per quella in area B o C di 60 euro per i residenti. Per la navigazione con osservazione (seawatching) si sale a 120 euro annuali. «Si tratta di dettagli – afferma Marras –, se non fosse che il ministero dell’Ambiente a differenza degli anni precedenti ha sospeso l’utilizzo dei campi boa di stazionamento negli spazi acquei storicamente utilizzati, come quelli di Tharros e dell’Isola di Mal di Ventre. Una posizione sorprendente, dato che da parte nostra non era prevista alcuna modifica, con una regolamentazione che sussisteva identica da anni».

Per il Comune «il ministero ha dato un’interpretazione restrittiva ai criteri di impianto dei campi boe per lo stazionamento, per i quali sono stati richiesti importanti attività di nuova progettazione e certificazione. Questo fa sì che gli utenti non possano utilizzare le boe dei campi di stazionamento per ormeggiare temporaneamente la propria imbarcazione, non debbano di conseguenza pagare gli oneri relativi all’uso del campo e, in caso di mancato rispetto del divieto, vengano sanzionati dall’autorità marittima». È una situazione che preoccupa i gestori dell’Area marina. «In qualche modo dovremo fare uno sforzo aggiuntivo per riformulare la proposta e far capire al ministero che l’attività negata dell’ormeggio è un’attività necessaria – afferma Massimo Marras –, istituita non per far pagare i proprietari, ma per tutelare la posidonia oceanica, habitat marino di elevata rilevanza ambientale, dall’impatto distruttivo delle ancore, e consentire comunque a chi ha una barca di stare in area marina».

Prosegue il direttore dell’Amp del Sinis: «Il ministero ci ha detto che le boe sono troppe e la distanza è eccessiva, e aggiunge che lo stazionamento è in realtà da intendersi per loro come ormeggio. Martedì cercheremo di formulare una nuova proposta, mentre mercoledì è prevista una riunione in prefettura per alcuni problemi di ordine pubblico che potrebbero crearsi». Spiega Massimo Marras: «Anche senza boe chi ha una barca uscirà in mare e il rischio che venga gettata l’ancora a caso sui banchi di posidonia è alto. Bisogna inoltre capire se i controlli della Capitaneria di porto sono possibili o meno in un’Area marina così grande. Andranno garantiti l’ordine pubblico e la tutela ambientale». Prevale comunque fiducia: «La proposta disciplinare l’abbiamo presentata a inizio dicembre e da Roma ci hanno risposto solo il 28 maggio. La stagione è già iniziata, bisogna fare in fretta. Questa decisione del ministero ci taglia le gambe, ma noi restiamo ottimisti. Abbiamo solidi argomenti da esporre sia in prefettura sia al ministero per raggiungere un compromesso e far godere l’estate a tutti».

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