Sassari, i maltrattamenti al suo bambino erano solo fantasie: assolta una mamma
La donna era finita a processo insieme al nuovo compagno ma i racconti del piccolo si sono rivelati inventati
Sassari Aveva accusato la madre e il suo compagno di gravi maltrattamenti, spingendo il padre a denunciarli e ottenere la custodia. Dopo tre anni di indagini e un lungo processo, è emerso che il bambino - che all’epoca aveva 4 anni - aveva inventato tutto per vivere con il padre, illudendosi di trovare un ambiente più permissivo.
Le testimonianze hanno rivelato l’assenza di riscontri oggettivi e il pm ha riconosciuto l’inattendibilità delle dichiarazioni del bimbo. Il tribunale ha così assolto la mamma del piccolo e il suo compagno “perché il fatto non sussiste”. Nel corso del processo, iniziato tre anni dopo i presunti maltrattamenti, era emerso che nessuno si era reso conto di nulla, né il padre, né i nonni paterni, né gli insegnanti della scuola o del catechismo. Neppure quella zia che aveva ospitato la madre e il nuovo compagno per quasi tre mesi durante il lockdown, proprio poco prima che il bambino raccontasse al padre dei maltrattamenti. E ciò perché quel bambino molto probabilmente aveva raccontato delle sue fantasie, quelle stesse fantasie sulle quali la nonna materna ha fatto luce quando, nel corso del suo esame, ha candidamente spiegato perché la propria versione dei fatti fosse diametralmente opposta rispetto a quella raccontata dal nipote, nel corso dell’incidente probatorio.
E di fronte a questo deserto di prove, il pubblico ministero ha capito come il bambino, così preciso nel raccontare i maltrattamenti, non lo fosse altrettanto nell'indicare il periodo temporale in cui si erano verificati. Eppure era stato sentito durante un incidente probatorio qualche mese dopo i presunti maltrattamenti. La vicenda aveva avuto anche un risvolto paradossale durante la pandemia, con la mamma che a luglio del 2020 aveva visto andare via il suo bambino di quattro anni con il papà, quando il Tribunale le aveva sospeso la responsabilità genitoriale e affidato il piccolo in via esclusiva al suo ex compagno.
I giudici avevano stabilito che la donna potesse vedere il figlio due volte la settimana davanti alle assistenti sociali, ma tra il 2020 e il 2021 la donna per mesi non era riuscita a vedere né lui né il suo primogenito avuto da una precedente relazione. Le assistenti sociali in quel periodo erano in telelavoro - aveva denuncia il legale della donna - e le richieste di incontro con i due bambini erano cadute nel vuoto.
«Tutto questo si sarebbe potuto evitare – commenta l’avvocato Daniele Solinas che assiste la donna – se i genitori avessero avuto la capacità di parlarsi, di dirsi quello che denunciava il bambino e di capire se si trattava solo di bugie. E, invece, le separazioni tumultuose, spesso terreno fertile perché germoglino i sospetti e la diffidenza, nonché quel terribile meccanismo che si avvia per proteggere i minori vittima di violenza – aggiunge il legale – non sono stato capaci di comprendere che il problema non era la madre o il compagno, ma il bambino, a causa del quale, una madre è stata allontanata con addosso la vergogna per essere additata e accusata di un crimine odioso e orrendo».