Trovato con uno smartphone in cella, assolto perché manca il verbale
Il detenuto originario di San Nicolò d’Arcidano sollevato da tutte le accuse
San Nicolò d’Arcidano Un verbale mancante e così Mirko Medda, detenuto del carcere di Uta, è stato assolto dall’accusa di aver ricevuto un telefonino in cella. Tutto è iniziato il 23 maggio 2022. Durante una perquisizione di routine nella cella che Medda condivideva con altri due detenuti, gli agenti della polizia penitenziaria trovarono uno smartphone nero e dei cavetti artigianali per ricaricarlo. Il telefono era nascosto dentro una borsa frigo. Gli agenti annotarono che Medda si sarebbe «assunto la proprietà» del cellulare.
Su questa base, la Procura aveva chiesto una condanna per il reato di indebita ricezione di oggetti in carcere. Ma è qui che è arrivata la sorpresa: la difesa di Medda, con l’avvocato Fabio Costa, ha sollevato un’obiezione fondamentale: la presunta ammissione di colpa di Medda non era mai stata messa per iscritto in un verbale formale e firmato dal detenuto. Senza quel "verbale mancante", al giudice è rimasta solo la scoperta del telefono in una cella occupata da tre persone. Un elemento insufficiente per dimostrare, che fosse proprio Medda ad aver ricevuto o posseduto lo smartphone. Per questo motivo, Mirko Medda è stato assolto «per non aver commesso il fatto» e la vicenda controversa è rimasta senza un colpevole nonostante l’avvenuto ritrovamento sospetto.