La Nuova Sardegna

Oristano

La polemica

Consorzio di bonifica dell’Oristanese, Cda alla resa dei conti sul caso eucaliptus

di Michela Cuccu
Consorzio di bonifica dell’Oristanese, Cda alla resa dei conti sul caso eucaliptus

Oggi, 16 dicembre, il voto del consiglio di amministrazione sull’estromissione di Elisabetta Falchi

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Oristano La posta in gioco è la tutela dei consorziati o l’eliminazione di una spina nel fianco? È questo il nodo politico e legale che si scioglierà oggi, 16 dicembre 2025, al Consorzio di bonifica dell’Oristanese, dove la consigliera Elisabetta Falchi, eletta 10 mesi fa con la promessa di portare trasparenza, rischia di essere estromessa dal consiglio di amministrazione. Lo scontro, arrivato a un punto di non ritorno, è stato innescato da un’accusa di taglio abusivo di alberi che Falchi liquida come «infondata e ridicola».

Per l’amministrazione, quel gesto evoca un dramma antico, quasi una riedizione della sorte toccata ai protagonisti de L’albero degli zoccoli, il film di Ermanno Olmi, dove «rubare la legna», in questo caso tagliare la legna, «segna una condanna». Elisabetta Falchi accusa il cda di un «disegno politico» orchestrato per la sua eliminazione, denunciando il rifiuto di conciliazione e la ricerca di una «forzatura non da poco», per farla decadere.

L’amministrazione consortile, guidata dal presidente Carlo Corrias, ribalta completamente la narrazione, respingendo ogni accusa di finalità politica. La replica è durissima, definendo la propria azione come «solo atti dovuti» e «obblighi di legge» necessari per difendere il patrimonio pubblico. Il Consorzio chiarisce che il cuore del contendere non riguarda i «pochi filari» privati, ma una questione di proprietà e quantità ben più grave: la ditta Falchi, di cui la consigliera è socia e amministratrice, ha «ceduto abusivamente alcune fasce frangivento demaniali, affidate al Consorzio» per un valore stimato in 3mila quintali di legnatico. La quantità, specificano «è tutt’altro che trascurabile».

La situazione è precipitata quando, di fronte alla richiesta di rimborso per il legname, l’azienda Falchi ha reagito con una duplice mossa: ha negato il risarcimento e ha presentato una domanda riconvenzionale contro l’ente, chiedendo a sua volta risarcimento danni e l’estirpazione delle fasce frangivento. Di fronte a ciò, il legale del Consorzio ha imposto l’obbligatorietà dell’azione penale. La denuncia era necessaria per «evitare conseguenze in termini di omissione di atti d’ufficio», comunica il Consorzio, trattandosi di una fattispecie che «potrebbe rientrare nel delitto di furto aggravato».

Il consiglio di amministrazione, dunque, ha dovuto dare «doverosamente avvio alle procedure legali», non per scelta politica, ma per imposizione normativa. Il contenzioso legale, instaurato formalmente il 3 dicembre scorso ha fatto scattare in automatico «l’oggettiva incompatibilità sopravvenuta», prevista dalla legge regionale. L’amministrazione ribadisce che Elisabetta Falchi, come hanno fatto altri responsabili di ceduazioni non autorizzate «avrebbe potuto risarcire il Consorzio e regolarizzare la propria posizione evitando azioni legali e il decadimento dalla carica». Il cda del Consorzio chiude smentendo l’accusa di voler «zittire» la consigliera «che si sta esprimendo più ora, in vista della decadenza, che nei nove mesi di mandato».

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