La Nuova Sardegna

Il caso

Caro bollette, l'allarme del caseificio Pinna: «Abbiamo investito nel fotovoltaico, ma i costi sono triplicati lo stesso»

Giovanni Bua
Caro bollette, l'allarme del caseificio Pinna: «Abbiamo investito nel fotovoltaico, ma i costi sono triplicati lo stesso»

L'esperienza della storica azienda di Thiesi: «Parte dell'energia arriva dal gas»

25 agosto 2022
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Sassari Un conto energetico triplicato, con budget da riscrivere ogni trimestre, e costi impazziti anche per gasolio agricolo, mangimi e concimi. Per ora assorbiti dalle quotazioni, anch’esse impazzite, del Pecorino Romano Dop, che continua la sua ascesa sui mercati, superando stabilmente i 12 euro al chilo e puntando deciso verso i 13. «Ma con la bruttissima sensazione di reggersi sopra “bolle” speculative che potrebbero esplodere in ogni momento. E con l’impossibilità di programmare a medio ma anche a breve termine, visto gli scenari all’orizzonte sembrano più foschi che mai».

Il mondo alla rovescia Non è uno che si spaventa facilmente Giommaria Pinna, ad della Fratelli Pinna di Thiesi: un secolo e spiccioli di storia, quaranta milioni di litri di latte lavorati con quasi diecimila tonnellate di formaggi e latticini prodotti all’anno e un fatturato di oltre sessanta milioni di euro. «Ma assistiamo stupiti e preoccupati a un mondo che sembra andare alla rovescia. Dove tutte le nostre pazienti e lungimiranti scelte di diversificazione della produzione, conquista dei mercati esteri, scommesse coraggiose sull’auto produzione energetica, stanno dando i frutti opposti».

Bolletta triplicata La fratelli Pinna infatti da tempo ha installato un impianto fotovoltaico che fornisce circa un nono dell’energia elettrica utilizzata, ma soprattutto ha trasformato parte dei suoi impianti termici in sistemi a cogenerazione.

Impianti che integrano motori e scambiatori, come una vera centrale elettrica, per produrre insieme energia elettrica e calore per il riscaldamento e le lavorazioni. «Impianti che hanno una migliore resa con meno consumi e quindi meno emissioni – spiega Pinna - che però sono alimentati in gran parte a gas. Che ha avuto rincari ancora maggiori di quelli energetici. Con costi che al momento sono assolutamente non pronosticabili».

Risultato? Il costo energetico per i 9 milioni di Kw utilizzati è passato da 1,3 a 4 milioni. «A cui si aggiungono i rincari di tutte le materie prime, i cartoni, la plastica. Ma anche i mangimi, il gasolio agricolo, il latte, arrivato a cifre impensabili fino a qualche anno fa».

La bolla del pecorino A tenere in piedi i conti per ora sono i prezzi record del pecorino romano. Ma anche qui non è tutto oro quello che luccica. Se infatti non ci dovrebbero essere problemi per la tenuta sia dei prezzi che dei volumi di vendita per un paio d’anni è evidente che la quotazione del Dop è una “bolla”.

«La speranza è che si sgonfi lentamente e non esploda – spiega Pinna – ma è chiaro che la dinamica è fuori controllo. Come del resto il cambio euro dollaro, che incide sulle esportazioni. E in generale la preoccupazione legata a dinamiche inflattive che stanno colpendo in maniera pesante le famiglie, che quando si innesca una spirale recessiva sono portate a ridurre drasticamente i consumi». Se a questo si aggiungono i cambiamenti climatici che stanno portando la Sardegna a periodi di siccità sempre più lunghi e la sempre maggiore carenza di personale disponibile a lavorare nei campi e negli ovili è evidente che le prospettive sono tutt’altro che rosee.

Intervento pubblico «La nostra industria casearia ha storia antica e spalle larghe – chiude Giommaria Pinna – ma è indubbio che stiamo vivendo anni complessi. Ed è inevitabile iniziare a pensare a soluzioni condivise, a livello regionale, nazionale e internazionale, per fornire supporto a famiglie e imprese. Noi siamo sicuri che le scelte che abbiamo fatto negli anni torneranno a pagare. Sperando che il mondo smetta di andare alla rovescia».

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