Auto bruciate, strade deserte e paura: a Siniscola scatta il coprifuoco
Il furgone incendiato con il fieno del presepe è l’ultimo episodio che ha scosso il paese
Inviata a Siniscola Ci vuole una buona dose di sfacciataggine per prendere in prestito (si fa per dire) una balla di foraggio dal presepe allestito nella piazza del Mercato, sistemarla sotto il fugone-frigo di un macellaio, a pochi metri di distanza, e poi darla alle fiamme. Il furgone è andato a fuoco, irrimediabilmente danneggiato. Resta da capire se questo rogo sia stato appiccato prima o dopo quello che ha distrutto altre tre auto, nella vicina via Verdi, praticamente davanti al Comune. Qui il fuoco ha riguardato l’auto del gestore di un locale a La Caletta, e da questa le fiamme si sono rapidamente propagate ad altre due auto, una delle quale dell’assessore comunale al Bilancio, il commercialista Antonello Fadda. Qualcuno ha anche provato ad avvisarlo perché spostasse la macchina, ma l’assessore era fuori.
«E chi vuole che abbia visto qualcosa, che di sera dopo una certa ora non c’è nessuno in giro?», così dicono alcuni degli esercenti i cui locali si affacciano in quella che ufficialmente si chiama piazza Martiri di via Fani, ma che tutti chiamano piazza del Mercato. Qui infatti negli anni passati c’era il mercato, ora c’è il presepe curato dalla Leva del ’79, con le balle di foraggio appunto, ma anche una postazione per Babbo Natale con tanto di trono. Ci sarebbe anche la sede della Pro loco, ieri mattina, 21 dicembre, chiusa. E se gli episodi di ieri – il tempo perso a spostare la balla di foraggio per il furgone, poi l’altro incendio a distanza ravvicinata – danno da pensare a un’azione di qualche cretino, il malumore che si percepisce è però inevitabile.
I numeri sono impietosi: a Siniscola in pochi giorni si contano sette auto incendiate, tra diretto e indotto verrebbe da dire, quasi si trattasse di un’attività economica. Che poi questi attentati sortiscono l’effetto opposto, in una cittadina che vive molto di turismo e sicuramente non trae giovamento da fatti del genere. Con questi ultimi episodi, la contabilità dell’“industria del cerino” fa salire a trenta il numero delle macchine andate in fumo quest’anno. «Più quelle che non si denunciano e che non scrivete», dice un barista. Le sue considerazioni, con la garanzia dell’anonimato, sono amare. «Chiudiamo presto, a una certa ora in giro non c’ è anima viva». Nemmeno in questi giorni di festa, nemmeno vicino ai mercatini di Natale. «Però non è che si vedano molte forze dell’ordine, sono in periferia, a fare alcol test».
Altro esercente, linea non dissimile. «Alle 8 di sera finisce la novena a San Giovanni Battista, ma sembra che a nessuno interessi fare un giro per strada. Tutto chiuso, tutti a casa». La sensazione è che ci sia una sorta di coprifuoco non detto, alimentato dai tanti episodi di criminalità. Chi ha subito gli attentati non gradisce interviste. Ma a quanto riferiscono le forze dell’ordine, i danneggiati sembrano del tutto ignari riguardo possibili moventi. Nessuno ha idea del perché, improvvisamente, sia diventato un bersaglio dei piromani.
Piromani e attentatori. Qualche giorno fa, una è esplosa davanti alla casa di campagna dell’imprenditore edile Giuseppe Atzori, nel giorno del suo compleanno. Danni ingenti, e non per la prima volta: tempo fa, alcuni mezzi d’opera di sua proprietà erano stati incendiati. E anche in questo caso, ai carabinieri della Compagnia di Siniscola e agli agenti del commissariato della Polizia di Stato non sarebbe stato fornito un indizio, un sospetto. Le indagini su tutti questi episodi si impantanano in una difficoltà oggettiva: non c’è un comune denominatore che leghi i diversi episodi. Gli attentati colpiscono random: esercenti, negozianti, cuochi, imprenditori. «Questo è il vero problema, sinceramente non so cosa pensare», dice il sindaco Gianluigi Farris. L’altro giorno, dopo il raid che ha interessato 5 auto, ha ricevuto la chiamata della prefetta Alessandra Nigro, che mercoledì scorso ha presieduto il Comitato provinciale per l’ordine pubblico sulla questione attentati, concludendo per il rafforzamento dei dispositivi di vigilanza del territorio. Ma ora «sarò io a chiamare la prefetta – dice ancora il sindaco–. Mi dispiace tanto, sono solidale con i siniscolesi che subiscono questi attentati. Auspichiamo che si faccia chiarezza al più presto». A proposto dei dispositivi di vigilanza: gli esercizi pubblici hanno telecamere; in città ci sono quelle della videosorveglianza. Magari qualche immagine potrebbe aver immortalato gli attentatori. Finora non è successo.