Portovesme, Conad e Conforama: a rischio 2000 posti di lavoro
L’agenda calda 2025 dell’assessora Desirè Manca: «Riconversione nel Sulcis, corsi di formazione più mirati»
Sassari Sulla graticola ci sono circa 2mila lavoratori. Il loro destino è a mollo nell’incertezza, in stand-by tra cassa integrazione ordinaria e straordinaria e naspi. Le vertenze di così tanti operai, commessi, e professionisti di vari settori, saranno sulle scrivanie dell’assessorato regionale al Lavoro anche nel 2025. L’assessora Desirè Manca si prepara a un anno pieno di impegni e snocciola i numeri appuntati nella sua agenda: «Il Sulcis al momento resta la maggiore criticità. Portovesme e San Gavino Monreale contano 1000 lavoratori in cassa integrazione. A questi se ne aggiungono altri 350 in mobilità in deroga tra Portovesme e Porto Torres». Ma la crisi non interessa solo il versante industriale. Anche il commercio e la grande distribuzione ha i suoi problemi: «La Conad ha ancora 50 dipendenti in naspi. Per quanto riguarda il nord dell’isola e in particolare Sassari, c’è Conforama che sta per chiudere i battenti, con 20 addetti in naspi e la prospettiva di accettare un trasferimento di sede se non si vuol perdere definitivamente la propria occupazione. Anche nel centro commerciale Monserrat di Rizzeddu si contano 40 lavoratori in regime di naspi».
Le principali vertenze tuttora aperte sono queste, con un quadro occupazionale che pone nel limbo circa 2mila lavoratori.
«In questo momento c’è la massima attenzione alla situazione del Sulcis – spiega l’assessora Desirè Manca – parliamo di un’area di crisi industriale che mette in ginocchio un territorio estremamente provato da 14 anni di cassa integrazione, finora sempre prorogata dal ministero. L’unica prospettiva sensata per il rilancio di Portovesme è un serio piano di riconversione produttiva, al quale la Regione sta lavorando. L’idea messa sul tavolo dall’azienda, cioè trasformare il sito in un impianto per il riciclo di materiali per le batterie, mi sembra offensivo per un territorio che ha dato tantissimo. Assorbire 350 lavoratori, a fronte dei 1200 che rischiano il posto, ritengo sia una proposta irricevibile. Abbiamo bisogno al più presto di un progetto di riconversione industriale concreto, che consenta al governo di intervenire con la cassa integrazione straordinaria. Sul tavolo ci sono delle ipotesi, e per questo siamo ottimisti». E prosegue: «Da parte sua la Regione ha deciso di stanziare proprie risorse per 2 milioni di euro, in modo da sostenere i primi mesi senza retribuzione per 1000 operai che ricevono la lettera di licenziamento».
Dopodiché l’assessorato è anche a stretto contatto con le aziende, che sono pronte a reclutare determinate figure professionali: «C’è una grande richiesta di saldatori, minatori ed elettrotecnici. Alcuni operai di Olmedo e altri del Sulcis sono pronti a firmare i contratti. Inoltre l’impegno del mio assessorato sarà quello di calibrare i corsi di formazione professionale sulla base del nuovo mercato del lavoro. Sfornare ancora una volta centinaia di parrucchieri, al giorno d’oggi non ha più molto senso. Occorrono tecnici, manutentori, ed esperti delle nuove tecnologie, con l’intelligenza artificiale al primo posto».
Su questo fronte inciderà positivamente la delibera Filo Sardegna che sarà operativa a fine gennaio: «40 milioni di risorse regionali destinate alle imprese pronte a investire nella formazione professionale, con progetti che prevedono una serie di assunzioni per il personale formato. L’altra delibera, quella dei bonus assunzionali, con altri 40 milioni stanziati, ha rappresentato una boccata d’ossigeno per lo scenario occupazionale. Il mio obiettivo sarà trovare le risorse per rendere questo bonus una misura strutturale per i prossimi 5 anni».