Decadenza Alessandra Todde: ecco cosa succede e quali sono gli scenari
La presidente resta al timone della giunta: la parola passa a Comandini. Ma su modalità e tempi ci sono ancora dubbi. E altri consiglieri tremano
Cagliari Non è decaduta, ma potrebbe esserlo. Quando, non si sa. Intanto, come ha detto lei stessa ed emerge dalle interpretazioni di più esperti, è nel pieno delle sue facoltà politiche e amministrative. Dovrebbe essere il Consiglio regionale a decidere sulla sorte della presidente. Quella di ieri è stata una giornata campale per la politica sarda. La nebbia sul futuro della presidente Todde si è diradata, ma non sono arrivate le certezze sul domani.
Di sicuro c’è che la determina del collegio regionale di garanzia elettorale che «impone ... la decadenza dalla carica del candidato eletto (la presidente Todde, ndr) e la trasmissione del provvedimento al presidente del Consiglio per la procedura di competenza», ha prodotto una serie di riunioni. Todde ha incontrato i consiglieri del suo movimento e i partiti di maggioranza, poi ha avuto incontri con i suoi legali; il presidente del Consiglio Piero Comandini ha tenuto diversi incontri con i dirigenti dell’assemblea; i partiti di minoranza si sono riuniti per cercare di capire cosa potrebbe succedere su tutti i fronti. L’attività del collegio regionale non si è esaurita con l’ordinanza/ingiunzione che ha riguardato la Todde.
Tutti gli altri consiglieri regionali sono stati “scrutati” . Il collegio ha usato per analizzare la documentazione un metodo di lavoro che troverebbe più di una ricaduta con altri rendiconti. Così ieri diversi consiglieri hanno chiamato i loro legali di fiducia, per avere conforto o consiglio. La grande differenza tra loro e la Todde è nel ruolo della presidente. Se decade lei va a casa il Consiglio. I singoli consiglieri invece possono essere sostituiti dai primi dei non eletti del loro partito. Prospettiva funerea per chi oggi ha il titolo di “onorevole”, e che quando si potrebbe votare la decadenza della Todde, a voto segreto potrebbe “salvarla” per salvare anche il proprio scranno. A quel punto, la questione potrebbe essere sollevata dal Consiglio dei ministri e portata all’attenzione del presidente Mattarella.
Il Quirinale è l’unico, infatti, che in situazioni eccezionali potrebbe sciogliere il Consiglio. Il domani comunque è solo parzialmente scritto nelle carte. Secondo il regolamento dell’aula, il presidente della Giunta per le elezioni, che si occupa delle cause di ineleggibilità e incompatibilità, convocherà nelle prossime settimane la giunta. Sarà Giuseppe Frau, eletto nella lista “Uniti per Alessandra Todde” e vicepresidente del Consiglio a convocare il parlamentino, composta da nove consiglieri, quattro di minoranza e cinque di maggioranza. La giunta avvierà una istruttoria, chiederà le carte e le delibere adottate dal collegio, ascolterà la presidente e poi assumerà una proposta di decisione. I tempi per arrivare a questa proposta non saranno brevi, come del resto è accaduto nella scorsa legislatura per analoghi casi di decadenza, rispetto ai quali il Consiglio ha assunto dopo molto tempo una decisione.
Ieri si sono intrecciati, uniti proprio dalla figura della Todde, i due piani del confronto: quello politico e quello giudiziario, con scenari nuovi. Il ricorso, doppio, annunciato dalla stessa presidente alla magistratura ordinaria e amministrativa, comporta l’attesa di pronunciamenti definitivi, almeno in due gradi di giudizio, con l’arrivo in Cassazione, o addirittura, nel caso non ipotetico di ricorso tra poteri dello Stato, alla Consulta. Come si possano conciliare i tempi della politica e quelli della giustizia in questa vicenda, è tema su cui i costituzionalisti si esercitano da tempo. Se sul versante dei ricorsi i tempi sono dettati anche dalle procedure (entro il 3 febbraio dovranno essere presentati i ricorsi della Presidente), sul versante politico, dopo la forte accelerata di venerdì, ieri è prevalsa la prudenza. Solo Forza Italia, con il coordinatore Pittalis prima e il gruppo consiliare poi, ha chiesto le dimissioni della Todde, e le conseguenti nuove elezioni. Gli altri partiti del centrodestra sono molto più prudenti, a cominciare dal partito leader della coalizione, Fratelli d’Italia, il cui silenzio ufficiale non sembra essere frutto esclusivamente di una scelta locale.
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