La Nuova Sardegna

Il fatto

Professioni sanitarie, stipendi da fame e fuga: «Farmacie senza giovani»

di Luigi Soriga
Professioni sanitarie, stipendi da fame e fuga: «Farmacie senza giovani»

Cristiano Ardau (Uil): «Più anni di studio ma contratti da salumiere». Le criticità: «Tra domanda è offerta c’è un vuoto dell’80%»

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Sassari Undici anni senza un rinnovo contrattuale, un aumento salariale ridicolo e condizioni di lavoro sempre più scoraggianti. La professione del farmacista sta sprofondando in una crisi silenziosa, ma devastante. Gli infermieri, da parte loro, non stanno meglio. All’appello entro il 2030 ne mancheranno 1400 solo in Sardegna, e le aule universitarie restano sempre più desolate. Un mestiere senza appeal, una specie ospedaliera ormai rara come i panda. E per completare il quadro di una sanità che rischia di collassare, c’è anche la carenza cronica dei medici.

In questo caso, entro il 2027 si stima che i professionisti necessari saranno 2mila, ma il mercato non sarà in grado di metterli a disposizione di ospedali e altre strutture più piccole. Così la qualità dell’assistenza è destinata ancora una volta a precipitare. In questo scenario, ogni piccolo presidio della sanità è un prezioso avamposto territoriale. E le farmacie sono dei fortini imprescindibili, soprattutto nelle piccole realtà rurali. Un servizio che però è a rischio depotenziamento. A lanciare l’allarme è Cristiano Ardau, segretario regionale della UilTucs Sardegna, che snocciola numeri e paradossi.

«Finalmente, giovedì 13 marzo, all'incontro nazionale, Federfarma ha tirato fuori la sua proposta di aumento salariale: 120 euro. Dopo undici anni di blocco contrattuale, undici anni senza un centesimo di aumento, ci siamo ritrovati con un “generoso” ritocco da 80 euro prima, e ora 120. Un calcolo tutto loro. Ma il risultato non cambia: oggi un farmacista neolaureato non guadagna più di 1.300 euro netti. Meno di un macellaio specializzato, meno di un pasticcere, meno di un salumiere». Le conseguenze sono scontate. «Le iscrizioni a Farmacia crollano, perché chi mai dovrebbe affrontare cinque anni di studi durissimi, un tirocinio obbligatorio, per poi finire con uno stipendio che non permette di costruirsi un futuro? Il risultato è che le farmacie si svuotano di professionisti».

E con queste premesse il banco potrebbe saltare: «Il mismatch tra domanda e offerta supera l’80%, se non l’85% – avverte Ardau – E non è un problema di competenze o di qualifiche. È un problema di condizioni di lavoro. I pochi farmacisti con cui parlo sono disperati: non trovano nessuno. Non è che trovano pochi candidati. Non ne trovano proprio. Tutti stanno scappando da questo settore». In più, a complicare le cose, c’è anche lo spettro delle figure ibride: «Come se non bastasse – spiega Cristiano Ardau – sotto traccia si fa strada un’altra minaccia: l’idea di sostituire i farmacisti con figure borderline, professionisti non laureati o con una semplice laurea triennale o un master universitario. Si parla di “assistenti di farmacia”, figure che potrebbero dispensare farmaci senza una laurea specifica. È un rischio enorme, perché distribuire fmedicinali ai cittadini non è un’attività da prendere alla leggera. Non siamo più nemmeno a livello di contratti pirata. Qui siamo a livello di aziende pirata."

Una denuncia pesante, che mette a nudo il fallimento del sistema. E mentre Federfarma sbandiera aumenti da pochi euro, la realtà dice altro: i farmacisti scappano e le farmacie restano senza personale. Cosa accadrà nel piccolo paesino, quando il titolare non avrà un dipendente per sostituirlo durante le ferie o la malattia e dovrà abbassare la serranda? A farne le spese saranno come sempre i soggetti più fragili: gli anziani e i malati cronici