Omicidio Marongiu, Arzu inchiodato da una confidenza emersa nelle intercettazioni
La svolta dalle informazioni ambientali disposte per l’inchiesta su un traffico di droga
Arzana C’è un punto di svolta nelle indagini sull’omicidio di Mino Marongiu, delitto compiuto il 9 luglio dello scorso anno e per il quale è ritenuto responsabile Sandro Arzu, arrestato una settimana fa a Cagliari dai carabinieri dopo che per più di due anni aveva fatto perdere le sue tracce. Il punto è contenuto nelle intercettazioni disposte dalla Dda per un’inchiesta legata a un traffico di droga, nei confronti di un pregiudicato di Sestu. Un uomo con il quale Mino Marongiu avrebbe comprato cinque chili di cocaina, pagandola però con banconote false.
Le intercettazioni scattano nell’ottobre 2024, e subito vengono fuori due cose: che il pregiudicato ha già incontrato Arzu in passato e che soprattutto lo deve incontrare. Anche se ne ha paura: ne conosce lo spessore criminale e quando torna da questo incontro non ne fa mistero con il padre. Teme Arzu e però ne ha rispetto, in qualche modo ritiene di essere entrato nelle grazie dell’arzanese – che per il resto del mondo, inquirenti compresi, è irrintracciabile dall’8 marzo 2023, ossia quando inscenò il suo delitto. Ma Arzu rassicura il pregiudicato: non solo gli dice di stare tranquillo, che se avesse voluto ucciderlo lo avrebbe già fatto, ma gli dice che lo proteggerà. Gli fa alcune confidenze. Una su tutte: al momento del delitto di Marongiu, ucciso in piazza Roma ad Arzana, Sandro Arzu aveva indosso un giubbotto antiproiettile. La circostanza emerge dalle riprese delle immagini delle telecamere del Bar One di piazza Roma. Questo elemento, diventato di dominio pubblico qualche giorno fa con la diffusione dei frame del delitto che mostrano l’assassino avanzare tra i tavoli, pistole in pugno e giubbino indosso, non poteva saperlo nessuno: se non Arzu e i carabinieri e i magistrati che stavano indagando sul delitto.
Un doppio riscontro quindi: non solo la certificazione dell’esistenza in vita dell’inafferrabile Sandro Arzu, che aveva malamente cercato di accreditare l’ipotesi di un suo omicidio sparendo; queste intercettazioni lo cristallizzano, dal punto di vista degli inquirenti, nel ruolo dell’assassino di Mino Marongiu. Marongiu doveva pagare per il duplice tentato omicidio nei confronti di Arzu: uno, andato a vuoto, e un altro, che ne aveva provocato il ferimento a una spalla. Con tanto di cicatrice che l’arzanese mostra al pregiudicato di Sestu.
Uccidere Marongiu per non essere ucciso: Marongiu sapeva di essere nel mirino e aveva compiuto numerosi sopralluoghi a Senorbì, dove a suo tempo viveva Arzu, cercando forse l’occasione per eliminarlo. Per gli inquirenti, un’altra delle ragioni forti per uccidere Marongiu, Arzu l’avrebbe avuta collegandolo all’omicidio di Mosè Cao, di Lotzorai. Cao, personaggio ritenuto coinvolto nel traffico di stupefacenti, sparito nel settembre 2021, e trovato privo di vita in un pozzo, nel successivo novembre, era vicino ad Arzu. Marongiu, intercettato, aveva respinto questo addebito, ma aveva paura che Arzu, con il suo clan familiare, gliela facesse pagare; qualche giorno prima di essere arrestato, Sandro Arzu stava procurandosi un’arma e una moto per andare a prelevare tale “mangiabambini”, un pregiudicato ogliastrino che avrebbe consegnato Mosè Cao ai suoi assassini. Ma il collante di questi tasselli, messi insieme dall’indagine che ha condotto in carcere per il concorso nel delitto Marongiu anche i fratelli di Arzu, Sergio e Roberto, il nipote Gianluca e un amico di questi, Pier Giorgio Piras, resta l’intercettazione al pregiudicato di Sestu. Da altri elementi ancora al vaglio degli inquirenti potrebbero emergere informazioni per risolvere il delitto di Mosè Cao, la cui inchiesta è ancora contro ignoti.
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