La Nuova Sardegna

L’esperto

L’anestesista Davide Piredda: «Il caso di Usini imprevedibile e raro, massima attenzione»

di Francesco Zizi
L’anestesista Davide Piredda: «Il caso di Usini imprevedibile e raro, massima attenzione»

Shock anafilattico: l’adrenalina è l’unico farmaco salvavita

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Sassari Una semplice allergia può nascondere un rischio gravissimo: lo shock anafilattico. Si tratta di una complicanza rara ma fatale, una reazione sproporzionata e improvvisa del sistema immunitario a una sostanza apparentemente innocua, come un alimento, un farmaco o il veleno iniettato da un puntura d’insetto.

«A scatenarla è sempre la riesposizione ad una sostanza che ha sensibilizzato l’organismo in un precedente contatto» spiega Davide Piredda, direttore della struttura complessa di Anestesia, terapia sub intensiva e del dolore dell’ospedale Segni di Ozieri. La prevenzione passa anche da qui: chi ha già sperimentato reazioni cutanee come orticaria o gonfiore localizzato a volto, labbra o palpebre, dovrebbe sottoporsi a una vista allergologica. Capire qual è l’allergene scatenante e imparare ad evitarlo è il primo passo per evitare conseguenze anche potenzialmente fatali. «Il caso di Usini è stato verosimilmente molto violento da non lasciare il tempo alla vittima di iniettarsi l’adrenalina della pennetta, un caso non prevedibile ed estremamente raro. Lo shock anafilattico è il culmine estremo dell’anafilassi, cioè della reazione allergica» continua Piredda. I primi segnali sono spesso cutanei – specialmente prurito, arrossamento e gonfiore – ma nei casi più severi la reazione può evolvere rapidamente coinvolgendo l’apparato respiratorio e quello cardiovascolare. Si può passare in pochi minuti da un gonfiore della gola o da una crisi asmatica a un collasso circolatorio con arresto cardiaco.

«È una complicanza rara, ma sempre possibile, ed è causata da una risposta del tutto inadeguata del corpo a una sostanza che riconosce come pericolosa». Il vero pericolo è che lo shock anafilattico può insorgere all’improvviso, anche in assenza di segnali precedenti. In alcune forme più fulminanti, la perdita di coscienza e l’arresto cardiaco sono praticamente istantanei. È per questo che le persone a rischio devono essere formate e dotate di autoiniettori di adrenalina, da utilizzare al primo sospetto di una reazione sistemica.

«L’adrenalina è l’unico farmaco salvavita in questi casi. Antistaminici, cortisoni, pur utili, non sono sufficienti a salvare una vita in pericolo. Chi ha già avuto episodi e allergie deve avere con sé sempre l’adrenalina e sapere come usarla. Ma soprattutto chi assiste deve chiamare immediatamente i soccorsi: l’intervento del 118 è essenziale» conclude l’anestesista Davide Piredda. In attesa dell’ambulanza, se la persona è vigile ma ha segni di ipotensione come pallore, sudorazione e senso di mancamento, può essere utile posizionarla supina e sollevarle le gambe per favorire l’afflusso di sangue al cervello. Se invece è incosciente ed è priva di respiro e di battito cardiaco si deve iniziare immediatamente la rianimazione cardiopolmonare e defibrillazione precoce. Proprio per questo motivo si torna a parlare dell’importanza della formazione alla rianimazione di base: conoscere le manovre fondamentali può fare la differenza tra la vita e la morte. Oltre all’evento di Usini, la cronaca negli ultimi mesi ci ha messo davanti a casi drammatici: una studentessa americana in viaggio in Italia è morta dopo aver mangiato un panino, si è scoperto dopo che la giovane era allergica ad uno degli ingredienti. La reazione è stata talmente rapida e violenta da non lasciare scampo alla statunitense. Un anno fa invece, una 14enne, allergica agli arachidi, era morta a Roma, dopo aver cenato con i suoi genitori in un ristorante della capitale. Fatale, forse, un dessert a base di frutta secca,

Eventi come quello di Usini pongono con urgenza il tema della sensibilizzazione. La maggior parte delle reazioni allergiche resta circoscritta e non pericolosa, ma l’imprevedibilità resta un fattore chiave. 

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