La Nuova Sardegna

Operazione della Polizia di Stato

Terrorismo e odio razziale, coinvolti minorenni sardi: perquisizioni in tutta Italia – VIDEO

di Serena Lullia
Terrorismo e odio razziale, coinvolti minorenni sardi: perquisizioni in tutta Italia – VIDEO

Si tratta di giovani tra i 13 e i 17 anni radicalizzati in ambienti suprematisti e jihadisti nelle province di Oristano e Sassari

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Sassari Un’operazione ad ampio raggio della Polizia di Stato ha acceso i riflettori sul preoccupante fenomeno della radicalizzazione di adolescenti in contesti estremisti. Nella mattinata di oggi, 31 luglio, sono state eseguite 22 perquisizioni in tutta Italia –  coordinate dalla Direzione Centrale della Polizia di prevenzione e delegate dalle Procure dei minorenni territorialmente competenti - nei confronti di giovani tra i 13 e i 17 anni emersi in ambienti suprematisti, antagonisti e jihadisti. La Sardegna è direttamente coinvolta. Su delega della Procura dei minori di Cagliari, gli agenti hanno perquisito due 15enni residenti in provincia di Oristano e un 17enne della provincia di Sassari. I primi due erano già comparsi in un’inchiesta legata a un 14enne di Oristano, perquisito ad aprile dopo aver postato sui social foto con armi e simboli nazisti.

Nel corso di quella indagine erano state sequestrate una bandiera con croce celtica e un fucile a pompa giocattolo senza tappo rosso, decorato con i nomi di noti attentatori suprematisti come Anders Breivik. Il 17enne sassarese, invece, è stato collegato a un’indagine del 2023 su un 19enne arrestato a Cagliari per arruolamento con finalità di terrorismo e propaganda razzista. L’operazione ha toccato molte altre regioni italiane: tra gli indagati figurano minorenni di Torino, Bergamo, Mantova, Taranto, Firenze, Genova e Bologna.

Le accuse In alcuni casi i giovani sono accusati di aver condiviso propaganda neonazista e antisemita online, in altri di aver progettato ordigni artigianali o di aver compiuto atti vandalici e aggressioni durante manifestazioni non autorizzate. In provincia di Livorno, due giovanissimi avrebbero persino fatto esplodere un ordigno all’esterno di una scuola. Dalle perquisizioni sono emersi cellulari e computer con chat e immagini di guerriglieri, armi, materiale suprematista e jihadista, riproduzioni di armi da fuoco, manuali per la fabbricazione di esplosivi e persino una divisa delle SS.

Il ruolo del web Come sottolineano gli investigatori, centrale il ruolo della rete nella radicalizzazione dei minori: social e piattaforme di messaggistica offrono accesso rapido, anonimato e spazi di proselitismo che riducono drasticamente i tempi di “attivazione” dei giovani, passati in pochi anni da mesi a poche settimane. Il fenomeno, già osservato a livello europeo, genera forte allarme. Molti minori attratti dall’estremismo vivono condizioni di isolamento o disagio e consumano online contenuti violenti e discriminatori. Secondo la Polizia la minaccia non è astratta: in diversi Paesi europei, negli ultimi due anni, diversi adolescenti hanno compiuto attentati o aggredito vittime simboliche.

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