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Movida, il modello Sassari: «Un centro storico più sicuro grazie a controlli ed eventi»

di Davide Pinna
Movida, il modello Sassari: «Un centro storico più sicuro grazie a controlli ed eventi»

Giovanni Ruiu rappresentante del comitato di quartiere: «Ben vengano le iniziative che fanno divertire, ma servono dei limiti»

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Sassari Se ci si sposta all’altro capo dell’isola, le frequenze di Radio Città Vecchia trasmettono un messaggio diverso rispetto a Cagliari.

Nel centro storico di Sassari piuttosto che con tavolini selvaggi, alcol libero e movida fuori controllo si fa i conti da anni con la desolazione delle attività che chiudono e delle vie che contano più ruderi e case abbandonate che abitazioni in salute, diventando un terreno di coltura perfetto per fenomeni di disagio sociale come spaccio e prostituzione e ghettizzazione e favorendo la criminalità di diverse taglie. Ma qualcosa sta cambiando, sia sul piano dei controlli che su quello degli eventi. E fra i cittadini c’è anche chi comincia a invocare limiti e controlli per una movida che si fa sempre più prepotente.

Uno dei momenti di svolta positiva, secondo alcuni, è rappresentato dall’operazione di polizia e direzione distrettuale antimafia che, a maggio, ha decapitato con 30 arresti l’organizzazione criminale di stampo mafioso di origine nigeriana che gestiva da anni il racket della droga e della prostituzione attorno a via San Donato. I vicoli della città vecchia non sono diventati improvvisamente più sicuri, ma la percezione generale è che qualcosa sia cambiato.

«Ultimamente i controlli delle forze dell’ordine si sono fatti molto più intensi e mi pare che stiano riuscendo in qualche modo a mettere argine a fenomeni come spaccio e prostituzione. Come è la situazione rispetto a un anno fa? Migliorata senza dubbio» spiega Giovanni Ruiu, rappresentante del comitato Centro Storico. Ma la strategia di contrasto ai fenomeni di degrado non passa solo dai controlli di polizia. Palazzo Ducale sta provando a puntare su eventi e iniziative per cambiare la percezione che i sassaresi hanno della città vecchia e per animare strade e piazze.

L’ultimo esempio è stata la grande grigliata diffusa di A fora li brasgeri, ma ci sono state anche le Vie dei gremi, a ridosso dei Candelieri e altre iniziative simili. Ad esempio, a fine luglio, uno degli epicentri del malessere del centro sassarese – la piazza realizzata sopra il mercato – è diventata per una settimana capitale di una delle tradizioni culinarie predilette dei sassaresi, quella delle lumachine. Una Chedda (settimana in lingua sassarese) culminata con la Cioghitta d’oro: «Come è nata l’idea di spostarci lì? Un giorno sono passato per piazza Mercato – racconta Lillo Carboni, patron della rassegna e competizione gastronomica -. All’inizio ho provato un po’ di disagio per le condizioni in cui era, poi mi sono reso conto che era uno spazio non solo perfetto per ospitare eventi, ma anche bellissimo, con la vista sulle mura antiche e sulla Fontana di Rosello. L’ho proposto all’amministrazione e subito sono stati d’accordo con noi».

Insomma, gli eventi di questo tipo possono aiutare il centro storico di Sassari? «Sicuramente sì. E questo ce lo hanno riferito non solo i residenti del centro, ma anche i sassaresi che vivono in altre parti della città e che sono rimasti sorpresi ed emozionati nella riscoperta del centro storico. Ma non può bastare: i sassaresi per primi devono rispettare queste strade. Ci sono zone dove accade, penso a via Santa Elisabetta, Pozzu di Bidda, ma non solo: tutto è pulito, ci sono le piante curate dai residenti».

Le iniziative di questo tipo piacciono anche a Giovanni Ruiu, che però mette in guardia contro gli effetti di una movida che starebbe diventando sempre più invasiva. «Ben vengano gli eventi sani, quelli che finiscono all’una di notte, dove la gente si diverte ma mantiene il controllo: non sono assolutamente un bacchettone. Il problema è che ormai, dal mercoledì al sabato, diverse zone del centro vengono prese in ostaggio da un divertimento che non ha senso del limite. Parlo di persone del luogo, ma anche turisti, alcol a fiumi, penso anche droga: vedi gente a torso nudo, chitarre e voci sino a tardi. E l’indomani un immondezzaio. Ecco, penso che servano controlli più serrati anche sulla movida, perché bisogna avere rispetto di spazi che sono i luoghi dove è nata la nostra città e per chi ci abita e l’indomani lavora. Piazza Santa Caterina, il Duomo, Santa Maria: questi luoghi non possono essere alla mercé di birra e gozzovigli. La cura del centro storico passa dalla cultura». Controlli, eventi, ma non solo. La strategia per rendere il centro sicuro passa anche per altri due canali. Riportare le persone a vivere in centro con l’housing sociale, strada percorsa dalle giunte Mascia e Campus, e presidiarne le strade durante il giorno anche attraverso i cantieri e le opere pubbliche. 

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