Stipendi al palo, salari più bassi dell’8,8% rispetto al 2021: i dati
Il potere d’acquisto degli italiani va sempre più giù, un effetto che pesa su famiglie e crescita
Il potere d’acquisto degli italiani va sempre più giù, gli stipendi sono inferiori dell’8,8% rispetto al 2021 e in Italia la crescita è ferma.
A dirlo è ancora una volta l’Istat, che nel terzo trimestre 2025 certifica quanto la crescita delle retribuzioni stia rallentando, anche se rimane sopra l’inflazione.
- Costo della vita
Intanto il costo della vita sale vertiginosamente, con l’inflazione che continua a mordere. A settembre, come detto, le retribuzioni sono ancora inferiori rispetto ai livelli di quattro anni fa. Crescono le buste paga, sì, ma i salari non variano.
- Retribuzioni 2025
Nel terzo trimestre 2025, la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali ha rallentato rispetto al trimestre precedente, pur mantenendosi al di sopra dell’inflazione. L’indebolimento della dinamica salariale è sintesi di un marcato rallentamento nel settore industriale, di una sostanziale stabilità nei servizi privati e di una lieve accelerazione nel comparto pubblico, a seguito dell’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale. Le retribuzioni contrattuali in termini reali a settembre 2025 restano al di sotto dell’8,8% ai livelli di gennaio 2021, scrive l’Istat.
- Salari&Contratti
Come rileva l’Istituto, a settembre l’indice delle retribuzioni orarie è rimasto fermo rispetto ad agosto e in aumento del 2,6% su base annua. I 46 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 56,9% dei dipendenti – circa 7,5 milioni – e corrispondono al 54,6% del monte retributivo complessivo.
Nel corso del terzo trimestre 2025 sono stati recepiti 5 contratti: 2 nel settore industriale, 1 nei servizi privati e 2 nella pubblica amministrazione. Mentre i contratti in attesa di rinnovo a fine settembre 2025 sono 29 e coinvolgono circa 5,6 milioni di dipendenti, il 43,1% del totale.
- L’attesa dei rinnovi
Il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto, tra settembre 2024 e settembre 2025, è passato da 18,3 a 27,9 mesi; per il totale dei dipendenti da 9,6 a 12,0 mesi. La retribuzione oraria media nel periodo gennaio-settembre 2025 è cresciuta del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2024.
- I settori
L’aumento tendenziale è stato più marcato (3,3%) per i lavoratori della pubblica amministrazione, rispetto a quello dei dipendenti dell’industria (2,3%) e dei servizi privati (2,4%). I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono: ministeri (+7,2%), militari-difesa (+6,9%) e attività dei vigili del fuoco (+6,8%). L’incremento è invece nullo per farmacie private e telecomunicazioni.
- Il confronto con l’Europa
Secondo gli ultimi dati di Eurostat e Ocse, lo stipendio medio lordo mensile italiano nel 2023 era di circa 2.729 euro, la media europea di 3.155 euro: i lavoratori italiani quindi guadagnavano in media 429 euro in meno al mese rispetto alla media europea, con un divario annuale di oltre 5mila euro su 12 mensilità. E le cose negli ultimi due anni non sono migliorate. Nel confronto più recente, la crescita è più lenta rispetto a Spagna e Francia, dove gli aumenti contrattuali hanno tenuto meglio il passo dei prezzi.
- Famiglie
Un effetto che pesa sulle famiglie e sulla crescita: perché il potere d’acquisto è debole e la ripresa dei consumi ancora fragile. In un contesto europeo in cui altri Paesi hanno puntato su una crescita dei salari per sostenere la domanda interna, l’Italia si trova a rincorrere. Si tratta di un meno 8,8% rispetto al gennaio 2021 che pesa come un macigno sulle tasche dei lavoratori e di chi fa fatica ad arrivare a fine mese. Milioni di persone.
