Emanuele Cani racconta la caduta contro la vetrata di Sironi: «Sono inciampato in un tappeto, ho avuto paura di morire»
L’assessore regionale all’Industria intervistato da Republica ricorda quei drammatici momenti e la solidarietà del ministro Adolfo Urso
Roma «Ho avuto paura di morire». Lo dice Emanuele Cani, assessore regionale all’Industria della Sardegna, in un'intervista con il quotidiano La Repubblica, ricordando la caduta del 12 novembre sulla scalinata del ministero delle Imprese e del made in Italy che lo ha portato a sbattere e rompere una vetrata, opera d’arte di Mario Sironi.
«È accaduto tutto in una manciata di secondi: sono inciampato nel tappeto, ho perso l’equilibrio e la mia caduta è terminata sul davanzale. Mi sono accasciato lì, poi i carabinieri che erano presenti mi hanno soccorso».
Adesso come sta? «Ora bene. Ma sono stato fortunato, potevo anche morire. Tutti hanno letto gli articoli e visto i video, anche ironici, della caduta. Ma nessuno sa quello che ho pensato in quel momento: ho avuto paura. Per me e per la mia famiglia. Il davanzale è a dieci metri di altezza, sotto c’è il vuoto. Ho riportato delle escoriazioni alle mani, contusioni alle gambe, ho dolori alla spalla al braccio sinistro».
È la prima volta che inciampa su un’opera d’arte?
«Sì, insomma, è stato un caso assurdo, poteva capitare a tutti. Ho fatto quelle scale centinaia di volte e non è mai successo nulla», aggiunge.
Ora, che sono passati due giorni dall’accaduto, è più il dispiacere per aver danneggiato 'La carta del lavoro' di Sironi (1932) o per essere al centro di un polverone mediatico?
«Lì per lì l’ho vissuto come un trauma, ero gelato. Poi, superato il momento, ho guardato al contesto, ai danni, ai costi per il restauro... Sono molto dispiaciuto per l’opera e, se avessi potuto evitare di cadere proprio in quel punto, lo avrei fatto, è chiaro. La reazione dei media la capisco, ma a livello emotivo è un po’ pesante, ero lì per fare il mio dovere», risponde Cani.
Dal ministero si sono fatti sentire dopo la caduta?
Mi ha chiamato il ministro Adolfo Urso. Non me lo aspettavo. È stata una bella telefonata, era preoccupato per me e dispiaciuto per tutto il contesto. Un bel gesto di solidarietà, ma non è stato l’unico, in tanti mi sono stati vicini».
La nipote di Sironi ha parlato di «danni irreversibili a un’opera che vale milioni», l’ha sentita?
«Non ancora, ma la chiamerò sicuramente. Mi sono già scusato pubblicamente, ora devo farlo in privato anche con lei», conclude.
