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Assegno di inclusione, l’Inps rafforza i controlli per evitare truffe: chi ne ha diritto, cosa cambia

Assegno di inclusione, l’Inps rafforza i controlli per evitare truffe: chi ne ha diritto, cosa cambia

Verifiche dirette negli uffici giudiziari per confermare la misura che sostituisce da due anni il reddito di cittadinanza

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L’Inps ha avviato una nuova procedura di controllo per contrastare le irregolarità nell’erogazione dell’Assegno di inclusione (Adi), il contributo economico destinato alle persone considerate “inabili al lavoro” e in condizione di svantaggio. La misura, in vigore da circa due anni al posto del Reddito di cittadinanza, prevede che possano beneficiarne anche soggetti sottoposti a misure alternative alla detenzione, come ex detenuti, persone in semi-libertà o inserite in comunità di recupero.

L’intervento dell’Inps e il ruolo degli Uepe

Con un messaggio pubblico diffuso nei giorni scorsi, l’Istituto ha annunciato l’estensione del proprio sistema informatico di validazione delle certificazioni anche agli Uffici di esecuzione penale esterna (Uepe). Gli uffici che seguono i percorsi alternativi alla detenzione potranno ora collegarsi direttamente alla piattaforma Inps e confermare lo stato di chi è in carico a programmi di reinserimento, percorsi terapeutici o altre misure penali non detentive.

Come funzionava finora e cosa cambia

In passato, l’Inps verificava la documentazione presentata attraverso richieste di conferma agli enti certificatori, come Asl o servizi sociali. Con la nuova procedura, invece, l’Istituto potrà ottenere riscontri diretti dagli uffici giudiziari competenti, che conoscono con precisione la situazione penale del richiedente. Questa integrazione non sostituisce gli altri controlli, ma ne rafforza la credibilità, aggiungendo un ulteriore elemento di verifica.

La procedura amministrativa

Il nuovo sistema prevede che gli Uepe rispondano alle richieste di validazione utilizzando un canale telematico dedicato. In caso di mancata risposta entro i termini previsti, l’Inps potrà attivare misure operative per evitare il blocco delle domande, ma la responsabilità di fornire riscontro resta in capo all’ufficio territoriale.

Obiettivo: trasparenza e correttezza

L’Inps invita i richiedenti seguiti da un Uepe a indicare correttamente nella domanda l’ufficio competente e a fornire la documentazione necessaria, come provvedimenti giudiziari o attestazioni ufficiali. Lo scopo è duplice: da un lato evitare abusi del sistema e dall’altro assicurare che chi si trova realmente in situazione di svantaggio continui a ricevere il sostegno previsto dalla legge. 

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