La Nuova Sardegna

Emergenza clima

La Sardegna non sa quanto inquina: il report emissioni è fermo al 2019

di Luigi Soriga
La Sardegna non sa quanto inquina: il report emissioni è fermo al 2019

L’associazione Saper: «Senza questi dati non si può fare politica ambientale»

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Sassari In Sardegna si continua a parlare di transizione ecologica, di aree idonee, di rinnovabili, di piani energetici e persino di cabina di regia.

Eppure manca il dato più elementare, quello senza il quale qualsiasi strategia diventa cieca: non sappiamo quanto la Sardegna emette in termini di gas serra dal 2019. Sei anni di vuoto informativo in una delle regioni europee più esposte agli effetti della crisi climatica.

Lo situazione: -343 MW Eppure l’isola parte da una condizione già di per sé complicata. L’Accordo di Parigi assegna alla Sardegna l’obbligo di installare 6.264 MW di nuove rinnovabili. Secondo i dati di Terna, la regione registra un deficit di –343 MW di energie rinnovabili installate rispetto alla tabella di marcia che dovrebbe condurla agli obiettivi 2030 del “Fit for 55”. Il motivo è noto: moratoria di giugno 2024, Legge 20 di dicembre 2024, nuova proroga del novembre 2025, che rinvia di altri 90 giorni le aree idonee. «Tre provvedimenti in 18 mesi che hanno congelato gli investimenti, bloccato progetti già approvati e generato oltre 150 ricorsi milionari», denuncia l’Associazione Saper (Sardi per le rinnovabili). Tutto questo mentre regioni come Lombardia e Emilia-Romagna avanzano oltre il target, la Sardegna arranca. E lo fa senza conoscere nemmeno qual è la propria posizione di partenza.

L’ultimo report L’inventario regionale delle emissioni (lo strumento che dice quanto CO2 emette il “sistema Sardegna” ogni anno), non viene aggiornato dal 2019. Prima di allora, l’unica altra rilevazione disponibile risaliva al 2015. E il quadro è il seguente: nel 2015 sono finite in atmosfera 15,35 milioni di tonnellate di CO2. Nel 2019 invece 15,28 milioni di tonnellate. «Una diminuzione ridicola: appena 66.000 tonnellate in quattro anni», dice Roberto Schirru, portavoce dell’associazione Sardi per le Rinnovabili. Dopodiché il buio. «Dal 2019 a oggi non esiste alcun aggiornamento. Nessuno ha calcolato quanto la Sardegna stia realmente emettendo – sottolinea Schirru – I motivi? Appalti mai affidati alle società che materialmente elaborano gli inventari, disinteresse politico trasversale, che ha attraversato più legislature, uffici regionali sottodimensionati».

Gli scenari Eppure le emissioni climalteranti non sono un tema marginale: sono la base del burden sharing e della capacità della Sardegna di rispettare gli impegni europei. «Dal 2026 scatteranno le sanzioni per chi sfora e il sistema Sardegna non si stava e tutt’ora non si sta decarbonizzando».

Le categorie che pesano di più in termini di inquinamento sono: produzione di energia elettrica e calore, combustione industriale, trasporti su strada (2,34 milioni di tonnellate nel 2019). In questi sei anni di silenzio statistico, da un lato molte industrie impattanti hanno spento le ciminiere. Ma sull’altro versante c’è una crescita costante del parco veicoli in Sardegna: Auto: da 839.915 (2000) a 1.083.897 (2021). Autocarri: da 86.381 a 166.176. Autobus: da 2.836 a 3.512. In totale: 1.259.585 veicoli a combustione nel 2021. Le moto non sono nemmeno conteggiate. A questi vanno aggiunte: le vetture dei 4,7 milioni di turisti annui, il traffico marittimo, il traffico aereo.

Considerando questi due scenari, sarebbe molto utile capire in che direzione sta andando la Sardegna sotto il profilo delle emissioni.

Invece il paradosso: conosciamo solo la qualità dell’aria, ovvero ciò che misurano le centraline Arpas. Ma queste ci dicono cosa respiriamo in prossimità delle stazioni, non quanta CO2 immettiamo complessivamente in atmosfera, né da quali settori arrivano le emissioni. Tradotto: quantifichiamo l’effetto locale, ignoriamo le cause globali, che sono quelle sanzionabili dall’UE e decisive per qualsiasi politica di decarbonizzazione.

La cabina di regia La giunta Todde ha attivato una cabina di regia per aggiornare il Piano Energetico Regionale. Questo implicherà un necessario aggiornamento dell’inventario delle emissioni in modo da sapere dove e quanto intervenire. Perché senza questo strumento fondamentale è impossibile pianificare. Non si può parlare di decarbonizzazione senza sapere prima quanto emettiamo. La Sardegna deve riaccendere il radar: sarebbe un azzardo navigare verso il 2030 senza bussola.

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