La Nuova Sardegna

Il caso

La decisione del Governo: le carceri di Sassari, Nuoro e Uta saranno destinate solo ai detenuti al 41-bis

La decisione del Governo: le carceri di Sassari, Nuoro e Uta saranno destinate solo ai detenuti al 41-bis

Scoppia la polemica, l'assessora Laconi: «Stanno trasformando la Sardegna in un’isola-carcere»

4 MINUTI DI LETTURA





Cagliari La riorganizzazione nazionale del regime di 41-bis accende la polemica in Sardegna, con l’isola che assumerà «un ruolo sproporzionato» nella gestione del cosiddetto carcere duro. Il tema è emerso con forza nella seduta straordinaria della Conferenza Unificata del 18 dicembre, durante la quale il Governo ha illustrato il piano di razionalizzazione degli spazi detentivi destinati ai detenuti sottoposti al regime speciale.

Secondo l’informativa resa dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, il numero complessivo dei detenuti al 41-bis – attualmente oltre 750 – non aumenterà. L’obiettivo dichiarato è quello di riallineare la situazione al dettato normativo, che prevede la collocazione dei detenuti in istituti esclusivamente dedicati e custoditi da reparti specializzati. Oggi, invece, gran parte delle sezioni operano in regime di promiscuità con altri circuiti detentivi. Il piano prevede quindi la chiusura delle sezioni miste e la concentrazione dei detenuti in sette istituti dedicati sull’intero territorio nazionale, riducendo le regioni coinvolte da otto a cinque.

In questo quadro, la Sardegna resta uno dei nodi più delicati. Attualmente i detenuti in 41-bis sono distribuiti tra Sassari, Nuoro e Cagliari Uta e il progetto del Ministero prevede che proprio questi istituti diventino strutture interamente dedicate al regime speciale. Una scelta che, se attuata, comporterebbe una concentrazione significativa nell’isola, già oggi tra le regioni con il più alto numero di detenuti al 41-bis in rapporto alla popolazione residente.

A nome della Regione è intervenuta in Conferenza l’assessora Rosanna Laconi, in rappresentanza della presidente Alessandra Todde, esprimendo una contrarietà netta e motivata. Il primo punto sollevato riguarda il mancato coinvolgimento istituzionale: la Regione, è stato sottolineato, non è stata consultata nonostante la rilevanza delle ricadute territoriali, e le richieste di confronto avanzate dalla presidente non avrebbero avuto risposta.

Al centro delle preoccupazioni c’è soprattutto il destino del carcere di Badu ’e Carros, a Nuoro. La sua eventuale trasformazione in istituto esclusivamente dedicato al 41-bis comporterebbe, secondo la Regione, la concentrazione di una popolazione carceraria estremamente pericolosa in un’area considerata fragile dal punto di vista sociale ed economico. Un’ipotesi che rischia di segnare il territorio, alimentando l’idea di una Sardegna ridotta a “isola-carcere”, una logica che l’assessora ha respinto richiamando anche il passato dell’Asinara e il percorso di sviluppo che l’isola sta cercando di portare avanti.

Un altro nodo cruciale riguarda la sanità. Rosanna Laconi, parlando anche da medico, ha evidenziato l’inadeguatezza strutturale del sistema sanitario regionale a reggere un’ulteriore pressione. L’accesso di un detenuto al 41-bis a un pronto soccorso o a una struttura ospedaliera comporta procedure di sicurezza tali da “bloccare” interi reparti, in un contesto in cui la sanità sarda è già in sofferenza sia per la popolazione generale sia per la gestione della detenzione ordinaria.

Sul piano sociale, è stato inoltre sollevato il rischio di infiltrazioni criminali indirette. La Regione teme che il trasferimento dei detenuti più pericolosi possa innescare, nel tempo, lo spostamento di familiari ed entourage, con la possibilità di riattivare dinamiche delinquenziali che la Sardegna ha già conosciuto e che oggi fatica a contrastare.

Alle obiezioni sarde, il Governo ha replicato rivendicando le ragioni di sicurezza nazionale che avrebbero imposto riservatezza nella fase iniziale del progetto, assicurando però l’avvio di un confronto con la Regione a partire dalle prossime settimane. Delmastro ha inoltre contestato l’ipotesi di un trasferimento delle famiglie dei detenuti al 41-bis, sostenendo che, secondo i dati del Ministero, questo fenomeno non si verifica per il regime speciale, poiché i legami criminali vengono mantenuti nei territori di origine. Anzi, la concentrazione in istituti dedicati, presidiati esclusivamente dai reparti specializzati del Gom, secondo il Governo aumenterebbe il livello di sicurezza complessivo.

«Una scelta gravissima per il territorio - ha detto la presidente Alessandra Todde -. Una punizione per una città, per un territorio e per un’isola che faticosamente stanno rialzando la testa». Il 3 dicembre - ricorda la governatrice «ho scritto alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per contestare il trasferimento in Sardegna di un numero elevato di detenuti al 41-bis, senza ottenere alcuna risposta e prima ancora avevo chiesto al ministro della Giustizia l’apertura di un confronto formale, che era stato garantito e poi disatteso. Non solo non mi sono state fornite risposte o rassicurazioni ma sono stata accusata di allarmismo. È una scelta inaccettabile» conclude Todde.

Primo Piano
La sentenza

Assalto al caseificio Pinna di Thiesi: condannati quattro pastori

Video

Sassari, al mercato civico è già Natale: i prezzi e i prodotti più richiesti per i banchetti delle feste

Le nostre iniziative