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Il sogno di Lello Porcu e Roberto Rassu: a Carbonazzi nasce il birrificio di quartiere

di Davide Pinna

	Lello Porcu e Roberto Rassu&nbsp; <em><strong>(foto Ivan Nuvoli)</strong></em>
Lello Porcu e Roberto Rassu  (foto Ivan Nuvoli)

Iniziata la produzione di Urb – Urban Rude Brewery

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Sassari Un micro birrificio, così artigianale che di più non si può. Da lunedì, fra le strade di Carbonazzi in via Enea Guarnerio, è iniziata la produzione di Urb - Urban Rude Brewery. È il sogno di Roberto e Lello: «Volevamo realizzare quello che possiamo definire un birrificio di quartiere, un birrificio familiare: esistono in Inghilterra o in Germania e sono una sorta di punto di riferimento per gli abitanti della zona. Noi vogliamo provarci qui. Questo è il luogo dove produciamo, ma è anche una Tap room, un posto dove è possibile assaggiare le birre di nostra produzione».

Roberto Rassu, 42 anni, fra i palazzi di Carbonazzi ci è nato e cresciuto, ha una laurea in architettura e un bagaglio di esperienza niente male nel settore della ristorazione. Come si arriva dall’architettura alla produzione di birra? «Beh, non sono poi così distanti. Entrambe ti danno la possibilità di costruire, creare attraverso la combinazione degli elementi di partenza – spiega -. Senza dimenticare che, per preparare gli esami di architettura qualche ettolitro di birra lo abbiamo mandato giù» aggiunge con una risata.

Anche Lello Porcu è sassarese, ma d’adozione, perché le sue radici sono a Ozieri. Ha 46 anni, è oltre che birraio a tempo pieno, è marito, padre e allenatore di pallacanestro. «Ho iniziato con tre amici, una pentola da 50 litri e un fornello da campo. Poi la pentola è diventata un mini impianto da 200 litri. E adesso, c’è il micro birrificio». È stata la passione per la birra a far conoscere Lello e Roberto, gli amici in comune sapevano del loro sogno di avviare una produzione e li hanno messi in contatto. Entrambi hanno fatto il corso per diventare birrai artigianali, Lello ha svolto il tirocinio alla P3 di Caniga, vera e propria istituzione della birrificazione sassarese.

Dopo un anno di lavoro, la sede di via Guarnerio ha aperto al pubblico qualche settimana fa e lunedì ha cominciato la produzione. «Siamo al lavoro per produrre due birre facili da bere e che rispecchiano la tradizione, molto equilibrate. Una Blonde Ale e una Bitter Ale. I nomi? Sono una sorpresa» spiegano i due. T

utta la produzione avviene a vista e diversi residenti, passando davanti alla vetrina con la saracinesca alzata, si sono fermati per chiedere di cosa si trattasse: «Qualcuno ci ha domandato se producessimo vino, altri ci hanno chiesto se facessimo olio» raccontano ridendo. D’altra parte, sono proprio queste interazioni con il quartiere sono uno degli elementi che ha consentito al progetto di Lello e Roberto di ottenere il finanziamento che gli ha permesso di avviare l’attività.

Ma i programmi per il futuro sono ancora più ambiziosi: «L’obiettivo è arrivare all’autoproduzione anche degli ingredienti necessari per la produzione della birra» spiegano. Che poi significa orzo e luppolo, che creano la birra insieme all’ingrediente principale: l’acqua.

La produzione avverrà su piccola scala: «Questo birrificio deve autosostenersi. Produrremo la birra necessaria per alimentare le nostre spine e per la commercializzazione in lattina». Un formato, quello della lattina, che sta tornando di moda un po’ dappertutto: «Anche perché offre più garanzie nella conservazione della birra, oltre ad essere più pratico per i distributori». Su questo si basa l’altra sfida economica di Lello e Roberto: «Ci siamo dotati di un impianto portatile di “inlattinamento”, mobile canning. Un servizio itinerante che mancava nell’isola, e che vogliamo mettere a disposizione dei birrifici sardi». Un progetto che non parte da una zona industriale, ma dal cuore di un quartiere come Carbonazzi. Che, come tante altre zone di Sassari, ha bisogno di nuovi artigiani, per trattenere i suoi giovani e restare vivo.

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