“Ti sgozzo”, il pm chiede la condanna di un marito violento
Minacce di morte, calci e pugni alla moglie: un 59enne sassarese a giudizio per maltrattamenti e lesioni
Sassari Due anni e sei mesi di carcere per le botte, le minacce di morte, i giorni di terrore che un marito violento avrebbe fatto vivere alla propria moglie.
È la richiesta di condanna proposta ieri mattina dal pubblico ministero Ilaria Achenza al giudice Silvia Masala al termine della requisitoria nel processo contro un 59enne sassarese (difeso dall’avvocato Claudio Mastandrea). Richieste alle quali si sono associati gli avvocati di parte civile Stefano Porcu e Annamaria Ajello che tutelano la persona offesa e sua figlia.
Gravissime le condotte contestate nel capo di imputazione e ripercorse durante il dibattimento, l’ultima udienza in particolare era stata dedicata alla drammatica deposizione della figlia della coppia. Il 59enne avrebbe “offeso ripetutamente in numerose occasioni” la moglie di 51 anni «sia durante il fidanzamento che dopo il matrimonio – è scritto rinvio a giudizio – rivolgendole parole del tipo “str...za”, “cogl...a”, “non vali niente”, “madre indegna” e minacciandola frequentemente di morte dicendole che l’avrebbe sgozzata».
C’erano poi le violenze fisiche, anche quelle cominciate già quando i due erano fidanzati. La donna sarebbe stata colpita con calci e pugni e, in un’occasione, sarebbe stata persino sbattuta contro una rete metallica e il marito le avrebbe poi stretto il braccio con talmente tanta forza da provocarle un grosso livido (da qui la contestazione del reato di lesioni).
Le minacce di morte, le offese e le umiliazioni alla moglie, l’imputato le avrebbe esternate anche davanti ad altri familiari. Una volta avrebbe detto al cognato (ossia il marito della sorella della persona offesa) che appena fosse rientrato a casa l’avrebbe sgozzata. Comprensibile il clima di terrore, di prostrazione psicologica, di sofferenza che la donna e la figlia (minorenne all’epoca) erano costrette a sopportare.
E proprio la ragazza aveva raccontato nell’aula del tribunale alcuni terribili momenti vissuti per anni tra le mura domestiche. Fatti di violenza, di vessazioni, di lacrime e paura. Fino a quando la situazione è diventata del tutto ingestibile, la denuncia inevitabile e quei maltrattamenti sono finiti in un fascicolo della Procura della Repubblica.
Al termine dell’udienza preliminare, durante la quale l’imputato ha tentato di respingere le accuse attraverso il suo difensore, il gup ha disposto il rinvio a giudizio e si è aperto il processo davanti al giudice monocratico. Dopo la discussione di pubblico ministero, avvocati di parte civile e legale difensore, ieri mattina la giudice Masala ha fissato un rinvio al 19 settembre per eventuali repliche e per la sentenza.